31 dicembre 2010

Risvegli

 

La mattina, aprendo le imposte, è facile sorprendere Giafano (il fagiano, ovvio) e i caprioli (trova il capriolo mimetico nella foto) far colazione con le ghiande della quercia di fronte a casa.
Allora resti appoggiato al davanzale, sei ancora in pigiama, ma l'aria fredda cancella gli ultimi residui di sonno. Ci vuole sempre un po' di tempo perché i caprioli, disturbati, prendano la strada del bosco, o dei campi. Giafano accenna a qualche verso seccato. Ti dici che è un buon risveglio questo.
Non sai perché ogni volta finisci per domandarti in che modo potrebbe essere migliore.

30 dicembre 2010

I'm a bird now

Where go, where now
Can't stand
If I can, can die
I'm freezing



Qualsiasi altra vita

Mi sono ammalata, ne ho avuto la consapevolezza giusto un sette, otto ore dopo aver affermato compiaciuta che quest'anno niente malanni per me. Già, quasi profetico...
Comunque, smaltito per adesso il febbrone di ieri sera, e non avendo voglia di leggere o guardare la TV, mi sono trovata a letto costretta produrre pensieri, che quelli anche se non ne hai voglia puoi star certa che arrivano lo stesso.
Meditavo sul semplice fatto che non c'è veramente nulla che io possa fare. Una di quelle evidenze un po' zen forse, affascinanti ma poco pratiche. Però ha vinto lui, ecco come stanno le cose. Libero di andare. Libero di essere libero, o forse di essere schiavo di qualcos'altro, a seconda di come si consideri la questione, ma non è questo che mi interessa. Anzi il punto cruciale è forse proprio il disinteresse. Non desidero più sapere cosa ne vorrà fare della sua libertà, vera o presunta, delle sue giornate, della sua intera vita. E' questo un periodo dell'anno che invita con forza a scrivere la parola fine.

Non c'è dolore, non ci sono macerie né senso di morte. Le piante fanno così, cedono senza combattere, si piegano senza dolore, pronte ad accogliere qualsiasi altra vita sia in serbo per loro.

29 dicembre 2010

Serra

Tempo fa trovai su internet la fotografia di una serra ingegnosa realizzata assemblando vecchie finestre. La cosa mi piacque assai, e il progetto mi si sta ultimamente riaffacciando alla mente, sia perché l'idea di mettere le mani su oggetti in disuso e ricavarne qualcosa di utile mi riempie di entusiasmo, sia perché ho scoperto di desiderarlo, quel rifugio di legno e vetro in mezzo al giardino, verniciato di verde, lilla, o pervinca, dove godere delle piogge d'estate o sedersi a bere un caffè quando l'aria comincia a farsi più fresca col mutare della stagione.
Inoltre la materia prima non manca, una ricognizione rapida dalla soffitta alla cantina ha svelato finestre accatastate un po' ovunque, oltre a svariate assi e listelli di legno e una certa quantità di ondulina per coperture (il cui stato resta però da appurare). Certo il progetto è ambizioso, per quanto non enorme si tratta comunque di una struttura che deve essere solida e reggersi in piedi, ben sigillata dagli spifferi e durevole nel tempo. Inoltre mio padre di sicuro non gradirà l'idea.
Si può dire che ormai il proposito d'edificare una serra funga da indicatore d'umore. Nei giorni buoni mi sembra perfettamente fattibile, anzi l'immagino già completa e passo in rassegna i suoi possibili usi. Nei giorni tristi mi convinco che è soltanto una trovata balzana e che in fondo finirò per rinunciare.
Lo scoprirò a primavera.

28 dicembre 2010

Eden

Pia Pera.
Non è una qualche varierà di frutto antico, ma una persona meravigliosa, scrittrice, innamorata della terra e della vita agreste, l'orto, il giardino. E io non ho alcuna difficoltà a identificarmi in lei mentre leggo L'orto di un perdigiorno e a sognare di una vita simile, che mi sembra la migliore delle vite possibili.
In fondo l'ho sempre saputo che la mia pace è lì, tra il morbido muschio e la corteccia di un pero. Quando me ne distacco per obbligo o cecità, forse inseguendo fantastiche chimere, soffro. Eppure pare così difficile conciliare la realtà di una vita adulta come viene configurandosi nel mondo che conosco con quel genere di felicità verde, più da isola lontana o paradiso perduto. Da bambina sì che ero capace di non tradire, mai. Entusiasta esploratrice dei boschi, osservatrice di formiche, collezionista di piume, scheletri, erbe, nidi, gusci d'uovo, pelli di serpenti, rami, spine, sassi, foglie, una camera delle meraviglie tutta personale che mi ha riempito d'orgoglio per molti anni. Gironzolavo per i prati con quel senso di scoperta che, non so come, rende l'aria più luminosa, mangiando fiori d'acacia o arrampicandomi sugli alberi. Incapace d'uccidere persino un insetto, spasimavo per le creature dei boschi, parlavo col vento, abbracciavo gli alberi e mi sdraiavo nei campi per sentire il peso della terra sulla schiena, la sua mole immensa, e mi aggrappavo a lei stringendo l'erba tra i pugni.
Ma domani? Sarà ancora possibile tutto questo? In che modo? Con chi? Sperarlo ad ogni modo rende il futuro un luogo migliore verso cui dirigersi.

Paradiso in terra, paradiso terrestre. Non ricordo più dove, Kafka ha scritto che ci sarebbe da chiedersi non perchè l'uomo abbia perduto il paradiso terrestre, ma perchè non faccia nulla per tornarci. A lui, cittadino di Praga, forse è sfuggito che chiunque torni alla campagna, chiunque voglia per sé un giardino, è spinto da questo desiderio, di un ritorno all'Eden.

27 dicembre 2010

"Ti ho amato come se dovessimo morire da un momento all'altro"

Dietro consiglio di un'amica (Mary suggeritrice di fiducia) ho visto Chéri di Stephen Frears. In effetti le scenografie e i costumi non hanno deluso le aspettative, anche perché in quanto a epoca e luogo di ambientazione non potevo sperare di meglio: la Parigi della Belle Epoque.
Non è mia intenzione però recensire il film, quello che avevo pensato di fare in un primo momento era scrivere il finale, ma riflettendoci non ha molto senso. In fondo se volete vedere il film non leggereste certo come va a finire e se invece il film non vi interessa probabilmente non capireste molto della parte finale senza il resto della storia. Pertanto mi ritrovo impossibilitata a spiegare in che modo la vicenda mi abbia coinvolta senza svelare parti della stessa, e forse questo post è piuttosto inutile.
Tuttavia potete sempre guardare il film, no?

26 dicembre 2010

Mantello imbottito, berretto caldo, larghe ciabatte di feltro,
nella piccola torre, alla bassa finestra, presso il braciere scavato.
Il corpo a riposo, il cuore in pace senza obbligo d'alzarsi presto.
I cortigiani le sanno queste cose nella capitale dell'Ovest?
                       
(Po Chu - I)

Appunti telegrafici postnatalizi

L'anatra laccata al miele e aceto balsamico con bacche di ginepro, zenzero e pepe rosa è stata un successone, da rifare.
La mamma ha proposto un brindisi alle pile al litio e da quel momento il vino è stato tolto dalla tavola. Anche se il brindisi mi pare sia stato apprezzato.
Ho ricevuto un regalo anche da mio fratello, evento insolito, saranno gli scherzi dell'età. Comunque ero già così felice d'averlo in casa a strimpellare canzoni natalizie davanti al camino (spento, ma pur sempre camino) che non sarei potuta esserlo di più.
Capitolo regali: Babbo Natale è stato generoso e intelligente e ha accontentato tutti  (e con tutti intendo pure mio padre, che non ricordo un Natale in cui non sia riuscito a trovare difetti nei doni).
A proposito di difetti, per una svista delle commesse un pacchetto di tre mutandine a me destinato si è rivelato contenere tre perizoma. Però sono così bellini che dovrò farci l'abitudine e visto che sono rifiniti in rosso ho trovato l'intimo per capodanno!
E ho pure una vestaglia rossa di una morbidezza così coccolosa che fa venir voglia di passare il resto della propria vita in pigiama.
Visione serale di Saw e South Park per scremare un po' il "siamo tutti più buoni" "pace" "amore" e "felicità". Perfetto.


Amarezza soltanto per quell'unico "buon Natale" che non ho potuto augurare.

25 dicembre 2010

Comunicazione di servizio

Ecco bè a proposito del video, mi è stato detto che è bloccato. Ups, non me n'ero accorta scusate. Ehm non so se sia un problema risolvibile, nel caso non lo fosse posso solo consigliare di procurarvi la canzone per altre vie... sob.

                                                                         Una Tizia molto dispiaciuta




Uh ho risolto! Almeno spero. Stupida io a non averci pensato prima.

24 dicembre 2010

Grande ritorno di The Egg. Da oggi in 3D!

Ho confezionato un breve video natalizio, più che altro perché mi piaceva molto la canzone. Il prodotto finale è purtroppo pieno di difetti che si sarebbero potuti evitare con un po' più di tempo a disposizione, ma tant'è. Buona visione, e buon Natale.

E un pensiero speciale va a Uovo, morto in seguito a una caduta durante le riprese. Già mi manchi.

(The Walkmen, Christmas Party)
 



so christmas is here again with its tinsel and lights
the city is covered in snow
at our house family and friends have gathered tonight
to eat drink and share the holiday cheer
and this december like decembers before
we find ourselves reflecting
contemplating our lives as another chapter comes to a close
so here i sit at the christmas party
with a belly full of wine
while the celebration dances around me
and i dream of you
and you're singing to me
ooohhh-ooohhh-ooooooh-oooohh


i don't talk
just listen to the sleigh-bell song
and i felt tipsy
the snow is falling all around
i can't stand up
cause santa claus is coming to town
so hold on to me this christmas


but soon the music will fade
the last of the wine will be poured
and the dancing will cease
these old friends will make their way home
to sleep a restless sleep as st. nick makes his rounds
and by tomorrow afternoon as the last of the wraping paper is tossed into the fire
this christmas will be over
why must it all go by so fast?
santa claus
this christmas
don't let these friends go home
don't let the revelry end
and don't leave me here, alone
ooohhh-ooohhh-ooooooh-oooohh


i don't talk
just listen to the sleigh-bell song
and i felt tipsy
the snow is falling all around
i can't stand up
cause santa claus is coming to town
so hold on to me this christmas

Notturno in do minore

Appunto personale, non bere caffè alla sera. Non berlo anche quando è peccaminosamente miscelato a vov, whisky e panna.
Mi domando quando riuscirò a prendere sonno, stanotte. Tra l'altro si è aggiunta quella ben nota sensazione al petto, come se il cuore si fosse enormemente gonfiato saturando ogni spazio, comprimendo i polmoni e gravando sulle costole, ma dall'interno. Un pesare per dilatazione più che per schiacciamento. Eccesso di vuoto. Desiderio di forare il deforme palloncino che fatica a battere incastrato com'è in un corpo che si oppone, resiste. Ogni volta è una lotta.
Manca il respiro.

23 dicembre 2010

...sono solo un meccanismo inceppato?

E all'improvviso in mezzo al mio mal di testa,
ho ritrovato il desiderio di...

shhhh


                                                                                   
                                                                                ...essere felice

Una necessità

Io cerco di riversare tutto in questo blog eppure resta immancabilmente qualcosa di non detto. Maledizione.

22 dicembre 2010

Tortellini

Tizia Rotta oggi si è concessa un paio d'ore di funzionamento ricoprendo il ruolo di Tizia Che Prepara I Tortellini Per Il Pranzo Di Natale. Piacevole diversivo (una volta all'anno perlomeno).
Accarezza, massaggia, impasta, stendi, taglia, infarina, valuta, tocca, premi, torci, riponi. Un affacendarsi di mani che sanno cosa afferrare, confortante sicurezza di gesti precisi, ber riusciti. Risultato che si ammucchia sui vassoi.
E così anno dopo anno, tradizioni ripetute che ci mentono sul trascorrere del tempo.Quel 25 dicembre che vorremmo sempre il più possibile uguale a se stesso, pressoché eterno.

21 dicembre 2010

Attenti al cane

Desidero sappiate fin da ora che non c'è molto che io possa promettervi. Il mio consiglio è di riflettere bene prima di avvicinarvi. Non voglio siate ingannati dalle apparenze.
Certe mattine mi sveglierò infelice e voi non ne comprenderete il motivo, certe altre sarò annoiata, non sempre saprò consolarvi, aiutarvi come vorrei, potrei non riuscire nemmeno a essere sincera. Mentirò, fidatevi. Forse lo sto già facendo. Sarò capace di infinite complicazioni, insicurezze, ansie. Abile nel risultare insopportabile in un modo quasi impercettibile. Cattiva, anche se non saprete accorgervene. Schiva, manipolatrice. Peggio ancora, mi lamenterò di tutto quello che sono (e non sono) ma non cambierò, così fanno le persone per elemosinare un po' di benevolenza, così sto facendo ora, non è vero?
Insoddisfatta, tormentata, afflitta. Taccio del resto. E non crediate che in cambio abbia il genio delle creature eccezionali. Sono "speciale" in un verso solo.

Eppure eccomi qui, ostinata, convinta che il "qualcuno a cui tutto questo non importa" prima o poi passerà dalle mie parti. Ecco vedete? Non vi offro nulla e oso sperare di conquistarvi. E chissà perché poi.

18 dicembre 2010

Please

A heart that's full up like a landfill
a job that slowly kills you

bruises that won't heal.
[...]

e tutto il resto



No alarms and no suprises,
No alarms and no suprises,
No alarms and no suprises please. 


Please .

Defuntseca

Cadrò.
Ho un paio di ciabatte nuove con la suola che è di panno bello liscio, praticamente delle pattine - che quelle sono studiate apposta per scivolare, vi dico che piazzano team di fisici a investire tutto il loro potenziale neuronale per eliminare ogni più piccolo attrito da quelle sottili fettine - soltanto che sono ciabatte e ci camminerò come con le ciabatte e un giorno mi dimenticherò di avere quelle trappole mortali sotto i piedi e farò una corsa per rispondere al telefono o scenderò distrattamente le scale. E mi sarà fatale.
Ve l'avevo detto, il mio epitaffio.
I'll be on the water
Catching the next wave
You can meet me where it breaks


(Akron/Family, I'll Be On The Water)



17 dicembre 2010

Conserve e Composte "Paradiso"

non posso lamenta­re la perdita di un amore o di un'amicizia senza medi­tare che si perde solamente ciò che in realtà non si è posseduto

(Borges)


E' terribile percepirlo a volte, accorgersi che il presente diventa passato nell'istante stesso in cui sta accadendo. Sono ancora tra le sue braccia e posso solo pensare al tempo che si sta consumando, e quel bacio dato è soltanto un bacio in meno nel conto dei baci che riceverò.
Tutti quei momenti. Mi sono presa cura di loro sin dal primo istante, non c'era altro che potessi fare, immergendoli con cautela nella naftalina del ricordo, chiudendoli in barattoli, non appena colti (loro, i momenti) ancora freschi e virenti, preparandoli per una lunga conservazione tra fogli di carta velina. Memorizzare, memorizzare, la smania di non dimenticare nulla. Non so se questo mi renda previdente o piuttosto paranoica, so che mi dibatto nell'inquietudine. Smetto di soffrire soltanto quando un momento trascorre e diventa passato, che è un qualcosa su cui si può rivendicare sicura appartenenza. In quell'attimo stesso ha però inizio un nuovo genere di sofferenza. La chiamano nostalgia.

16 dicembre 2010

...

We're in love
With everything
That is lost

(Barzin, My Life In Rooms)


Una musica può fare...

Sono una bolla calda a forma di macchina in moto nel paesaggio gelato.
Non mi interessa di trovare traffico questa mattina. Qui mi sento bene, l'asfalto brilla e i campi lontani hanno il colore del dentifricio alla menta. Dalla radio una voce canta di Christmas e snow su note jazzate. Io con lei.
Se foste stati accanto a me mi avreste vista sorridere. Proprio così.
Refrain

15 dicembre 2010

Chiusa come un pugno

Il suo è un problema di comunicazione. Tra quello che non sa spiegare, quello che è restia a manifestare e quello che esprime ma non viene compreso, Tizia più di ogni altra cose soffre di un feroce distacco (autoinflitto?) dall'Altro.
Il suddetto Altro tende a non gradire.
Tizia non più fargliene una colpa, non vuole fargliene una colpa, non crede di fargliene una colpa, ma ogni tanto gliene fa una colpa.
E' evidente in che misura ciò peggiori l'intera questione.

%&^UUI"m_à°°+*p??!

Mi capisci?

14 dicembre 2010

14 dicembre

Ora è un involucro di pelo, in un sacco nero, dentro la terra umida.
Portare il fagotto su per la collina, col fiato corto per aver appena scavato la fossa, gli stivali che scivolano sull'impasto d'erba, foglie e brina. Le dita percepiscono il corpo attraverso la stoffa che lo avvolge, diaframma troppo sottile, sei riuscita a nasconderlo alla vista, ma adesso hai questo ricordo tattile che ti si sta imprimendo nella pelle e l'immagine che esala è fin troppo nitida. Sai esattamente cosa c'è lì dentro.
Ora ha la rigidezza, la durezza delle cose, ieri era caldo e arrendevole, non sai quale dei due stati ti faccia più impressione, se un corpo morto che sembra ancora vivo o un corpo un tempo vivo che pare impossibile lo sia mai stato.
La terra smossa è morbida, bisogna pestarla per renderla compatta, per appiattire il cumulo, camminarci sopra. Pochi passi più in là una leggera depressione nel suolo segna il punto in cui fu sepolta sua madre, sono anni ormai. Anche lei era rigida, ricordi le zampe che non volevano piegarsi, il buco troppo stretto.

Quando l'avvio la carriola dà un cigolio, uno soltanto però. Qualcosa dentro di me stringe, emetto un paio di conati a vuoto, esce a stento una nuvola di fiato, ho le guance tutte impiastricciate ma non riesco a trovare un fazzoletto. E' il freddo che mi fa lacrimare gli occhi.
Niente altro che il freddo.

12 dicembre 2010

Vivo così tra il sociale e il vuoto

Baustelle, La Vita Va

Bruce, cane Bubolo

Ennesimo viaggio dal veterinario. Quando un cane lo devi portare fuori in braccio perché fatica a reggersi in piedi, oltre a venirti mal di schiena, cominci a sperare che sia lui a cedere, una notte, nel sonno, prima che quella decisione la debba prendere tu.
E va bene, non è che mi sconvolga l'idea che muoia, è un vecchio cane in fondo, e per quanto dispiaccia so che non mi mancherà così tanto, dopo. O perlomeno non nella misura in cui mancano le cose che riteniamo insostituibili.
Eppure questa faccenda inizia a logorarmi, non capisco bene le vie che certi pensieri prendono nel mio cervello allontanandosi dalla causa originaria. Li guardo imboccare una curva e scomparire alla vista e dopo un poco mi sento triste, così triste. Perché?

11 dicembre 2010

Emissione di fiato

Ogni volta è una sorpresa, scopri di non sapere niente di preciso sul mondo esterno. Allora viene anche la voglia di scusarsi con tutti: scusate la nostra presunzione, scusate i nostri discorsi, scusateci di aver creduto che voi siate un pugno di mosche su cui sputare le nostre sentenze.
Scusate, scusate, noi siamo inetti e smemorati, e neanche tanto furbi da restare a casa, tacere e non muoverci, fare come gli alberi.

Vorrei scusarmi con gli ipocriti civili che pretendono non ci sia nessun vuoto centrale, che tutto vada bene, quasi che loro avessero dentro salda roccia e non un buco, come tutti. Scusate se mi irritano le vostre certezze, scusate se proprio non vi sopporto, non so nemmeno se sia disprezzo o invidia la mia, semplicemente dovrei lasciarvi perdere, anche se voi siete così ingombranti, così invadenti, così difficili da ignorare. Voi che avete un'idea del mondo come evidenza senza misteri [...] Ma è inutile, caro mio, prendersela con le superstizioni. Tu non sei mica il padrone di una "più giusta" visione del mondo, non sei padrone di niente, e non sei l'inespugnabile fortezza su cui gli eventi non hanno presa. Sei esposto all'aria come le altre bestie, e le tue parole sono quelle degli altri, emissioni di fiato.
Piuttosto, ascoltare bene gli altri: il suono delle voci che vengono all'orecchio, tutte queste emissioni di fiato che salgono verso il cielo.
 
Sono grata a Gianni Celati per aver scritto le parole che sto rubando ora, e molte altre.
Ieri hanno inaugurato una mostra fotografica in Sala Borsa, una di quelle che guarda alla Bassa bolognese, ai centri commerciali, alle villette geometrili, alla pianura. Celati avrebbe dovuto intervenire ma impegni non ben specificati l'hanno portato altrove, purtroppo. Mi sono fatta bastare le fotografie di Rhodri Jones e con loro il ricordo delle opere di Ghirri e delle narrazioni di Celati. Quel loro osservare. Aprire gli occhi, aprirli davvero, e al diavolo chi crede che qui non ci sia nulla da vedere. Vuol dire che non sapete farlo, non siete capaci di guardare. Vi serve andare chissà dove per provare sensazioni nuove. Non siete in grado di stupirvi. Non sapete soffermarvi. Sfiorate appena la superficie. Il mondo è immensamente profondo in ogni suo punto.

Scusatemi ancora.


7 dicembre 2010

Piccoli animali

I deboli non sopravvivono. I non adatti vengono selezionati. Io non capisco perchè sono ancora qui. Io che non c'entro nulla con tutto questo.
Ci sono piccoli animali che attraversano le strade col buio, piccoli animali che il terrore schiaccia sull'asfalto, la notte. Se sei un piccolo animale nemmeno fuggi. Stai. Investito dalla luce, dal rumore e dalla tua stessa paura, che scopri essere più pesante di qualunque pneumatico, alla fine.
E se sei un piccolo animale rannicchiato su quella strada da un'infinità di tempo inizi a chiedertelo, come fai a essere ancora lì.
Adesso per il piccolo animale è il sopravvivere la prospettiva più spaventosa.
Forse perché
non le piace la gente
o quella festa che ha dentro di sé
quando vorrebbe la tranquillità, il niente

4 dicembre 2010

Fenomenologia dell'impatto

Gli oggetti, in giornate come questa, non servono. Stanno lì unicamente per essere afferrati e lanciati contro al muro. Le mele raccolte nel cesto sulla tavola, scagliarle una a una con tutta la forza possibile per vedere il modo in cui si spaccano sulla parete. La tazza piena di tisana bollente, gettare anche quella. E a seguire tovaglia di plastica, sedie impagliate, barattolo del sale, dello zucchero, coltelli, cassetti, frullatore, piatti, coperchi, scatolette, TV, orologio, verdure, bottiglie, presine, tostapane.
Osservare attentamente la sorte di ogni cosa nel momento dell'impatto, studiarne i resti. Ti sembra di capire qualcosa di nuovo?
Poi prendere e lanciare anche me.
Non lo so se mi ammacco o vado in frantumi, se mi spezzo, mi sbriciolo, mi apro, mi svuoto, mi schiaccio, o se mi scheggio, mi graffio, rimbalzo. Non lo so. Magari non mi accade nulla.
Che giornata patetica.

My mind feels like glass ready to be smashed

Smog, It's Rough


uno che

uno che quando lo leggi ha il dono di farti sentire che vorresti essere suo amico e che anche se non lo conosci senti che gli vuoi bene lo stesso

Questo è Wallace. Io cercavo di spiegare cosa provo di fronte ai suoi libri e ieri Chinaski pubblica un post (vedi link a lato per il suo blog) in cui compaiono due righe che sono la traduzione esatta della roba che mi ronza in testa. 

uno che quando lo leggi ha il dono di farti sentire che vorresti essere suo amico e che anche se non lo conosci senti che gli vuoi bene lo stesso

E questo è anche Chinaski.

Dovrei smetterla di innamorarmi dei morti e degli sconosciuti.

3 dicembre 2010

Magiche sparizioni

Credo che l'azione congiunta di tempo e lontananza non generi tanto la dimenticanza quanto piuttosto l'estraneità. Ogni oggetto o persona reale, lo sappiamo, cambia di continuo, in maniera più o meno percettibile. Questo appunto il lascito del tempo. La lontananza invece fa sì che il mutamento avvenga senza che noi possiamo non dico parteciparvi, ma anche soltanto assistervi. Gradualmente ogni cellula lascia il posto a una nuova cellula, ogni capello a un nuovo capello, i pensieri a pensieri altri, tic paure abitudini diventano qualcosa di leggermente diverso. E saranno abitudini, paure, tic, pensieri, capelli, cellule che tu non avrai mai conosciuto.

Fino a quando la persona che persiste nel tuo ricordo non sarà semplicemente svanita dal mondo reale.
Sostituita pezzo per pezzo.
Un estraneo al suo posto.

1 dicembre 2010

Ettore

Decido di lavorare al mio video (per inciso mi mancano solo venti secondi ma non riesco a trovare un finale degno), apro il file, aspetto che si carichi il programma, e poi che si carichi il mio cervello, riguardo il lavoro fatto, medito, rifletto. Mi servono foto. Apro internet, digito, clicco e salta fuori questa


Ecco, questo è il genere di cose che non dovrei mai vedere. Le robe coi denti appuntiti mi terrorizzano, forchette a parte. No, dico sul serio, ora sembra che io sia tranquilla, ma dieci minuti fa quando quell'essere mi è apparso davanti ho avuto una paura matta. Ho alle spalle un'infinita serie di terrori generati da vampiri e affini. Inutile dire che ci metto un istante a chiudere la pagina, ma ormai l'ho visto. Dimenticarlo? Impossibile.
Inizio a rassegnarmi alla prospettiva degli incubi notturni quand'ecco l'idea.
Affrontare il mostro. Guardarlo dritto negli occhi, anzi nei denti. Dopo cinque minuti che li fissi quei cosi non sembrano poi così terribili.
Ho deciso anche di chiamarlo Ettore e di metterlo sul blog, così mi dovesse venire paura posso sempre dargli un'occhiata. Sento già che diventeremo ottimi amici. Vero Ettore?

GrrrrooooOoorrrglll

Canzoni per immaginarsi altrove

Ballerei tutta la notte sui tavoli, a piedi scalzi. Il deserto che diventa polvere sulla pelle.

Calexico, Minas de Cobre (for better metal)

30 novembre 2010

Manicomio

Tizia vorrebbe una casa in cui le persone non si arrabbino per un'inezia e poi si mettano a urlare e continuino a urlare e continuino a non accorgersi di aver commesso un errore e continuino a non capire nulla, mai. Tizia vuole qualcuno che non gridi e che ogni tanto chieda scusa e che non la faccia sentire sempre così male, così in colpa, così sbagliata, così cattiva. Qualcuno che la ascolti senza essere assurdo.
Vuole scappare. Ma è circondata da sei miliardi di persone e non sa che direzione prendere. Non fugge da se stessa, sono gli altri che la spaventano.

L'enfer, c'est les autres.

28 novembre 2010

And if the snow buries my neighborhood

Qualcosa non sta funzionando bene, non so dove sia accaduto, ma di solito è nella mia testa che le cose si storgono. Ci devono essere corridoi troppo stretti là dentro. Corridoi che nessuno oserebbe percorrere.


Ha nevicato tutto il giorno e vorrei avere tunnel da scavare, ma non c'è nessuna finestra dall'altra parte.

E questa canzone è un'estasi.

And if the snow buries my,
my neighborhood.
And if my parents are crying
then I’ll dig a tunnel
from my window to yours,
yeah a tunnel from my window to yours.
You climb out the chimney
and meet me in the middle,
the middle of town.
And since there’s no one else around,
we let our hair grow long
and forget all we used to know,
then our skin gets thicker
from living out in the snow.

You change all the lead
sleepin’ in my head,
as the day grows dim
I hear you sing a golden hymn.

Then we tried to name our babies,
but we forgot all the names that,
the names we used to know.
But sometimes, we remember our bedrooms,
and our parent’s bedrooms,
and the bedrooms of our friends.
Then we think of our parents,
well what ever happened to them?!

You change all the lead
sleepin’ in my head to gold,
as the day grows dim,
I hear you sing a golden hymn,
the song I’ve been trying to say.

Purify the colors, purify my mind.
Purify the colors, purify my mind,
and spread the ashes of the colors
over this heart of mine!


(Arcade Fire, Neighborhood # 1 (Tunnels))

Fenomeni meteo-ipnotici

Non riesco a evitarlo, quando nevica metà della giornata passa con me che guardo fuori dalla finestra. Pertanto oggi addio studio.
Credo sia un fenomeno che travalica la semplice bellezza del fatto in sè. E' il moto che mi incanta. Quell'immenso cadere. Allora avviene qualcosa di strano, i pensieri rallentano, la cinesi è trasferita all'esterno, i fiocchi precipitano e la mia mente è immobile, calmissima. Come a volte dalla macchina guardare scorrere la linea mediana della strada-------------------- - - - - - - - - ----------------------- - - - - -

Anyway... c'è anche un po' di malinconia oggi nell'aria oltre alla neve.

Girl in the snow, where will you go
To find someone that will do?
To tell someone all the truth before it kills you


(Belle and Sebastian, Fox in the snow)


27 novembre 2010

Cosa fare se vi annoiate tra l'11 dicembre e il 21 gennaio

http://www.vaca.it/pagine/lmmv_it/lmmv_home.htm
Andateci se potete. Io sono veramente curiosa e non ho intenzione di lasciarmela sfuggire quindi si prospetta una bella gita pre-natalizia con annesso pranzo luculliano e giretto digestivo nei dintorni.
Tra l'altro a mi è venuta pure una gran voglia di partecipare. Chissà chissà...

Stupito di che?


Mela di innaturale bellezza, terribilmente accesa, piccola, levigata. Incantevole gingillo da bambola o prodotto di malie stregonesche? Fruttino fiabesco ti crederei artificiale se la mia mano non ti avesse staccato dall'albero. In fondo però tu resti soltanto una mela. Domando allora: cos'è questa meraviglia che a volte mi prende? e penso al Gozzano.

[...]
E non sono triste. Ma sono
stupito se guardo il giardino...
stupito di che? non mi sono
sentito mai tanto bambino...

Stupito di che? Delle cose.
I fiori mi paiono strani:
ci sono pur sempre le rose,
ci sono pur sempre i gerani..



P.S. Purtroppo la fotografia non rende giustizia alla realtà. Credetemi.

26 novembre 2010

Tizio Incognito

Volevamo postare una canzone, ma una curiosa circostanza ci costringe a mutare programmazione.
Al suo posto trasmettiamo invece uno spassoso spezzone tratto dalla serie televisiva I Simpson.
Ebbene sì miei cari lettori (spettatori) (ascoltatori) (osservatori) (cliccatori casuali) a Voi qui e ora verrà illustrata la mitologica genesi di Tizia In Incognito.

Un istante per conferire solennità al momento.

Ancora un attimo...

Shhhhh.

Ok cominciamo.


25 novembre 2010

DFW

[...] come gli fosse sempre sembrato il tipo che fa colpo e che è sempre a suo agio nel mondo, una persona vera e vitale e non quell'ombra o parvenza di persona titubante, pateticamente impacciata che David Wallace sapeva di essere all'epoca. Il tipo baciato dalla fortuna che viaggia sulla corsia preferenziale e che, nella migliore tradizione umana, David Wallace aveva all'epoca immaginato come felice e irriflessivo e per nulla ossessionato da voci che gli insinuavano che in lui c'era qualcosa di profondamente sbagliato che non c'era in nessun altro e che doveva sprecare tutte le sue energie e tutto il suo tempo nel tentativo di capire cosa fare e cosa dire per passare per un maschio americano anche solo marginalmente normale o accettabile

(David Foster Wallace, Oblio)

Ho letto la pagina e mi sono commossa. Lì sull'autobus, in mezzo alla gente.
Per me è così facile amare quest'uomo.
Mi rammarico veramente di non avere parole migliori per dirlo.

Siamo seri

I'm so beautiful!
Oh yes I am, yes I am.
I aaaaaaaam.

(zum pa pa)

24 novembre 2010

Sgocciolio

Come nella seppia, o nel calamaro, c'è una piccola sacca tra le mie viscere, una sacca con dentro un dolore scuro e denso.
Per un certo periodo quella vescica si è andata ingrossando, ma per quanto crescesse era pur sempre circoscritta, separata dal resto. Esisteva, ma c'era anche qualcosa di diverso da essa.
Ora tutto è sporco. Ora la sacca si è rotta riversando ovunque il suo cieco contenuto, avvelenandomi l'anima.

C'è stato un giorno in cui ho scritto questo pensiero. In verità ce ne sono stati numerosi, di giorni e di pensieri. Molti si assomigliano e inizio a confonderli.

La scatola del pianto. Giro la testa e le lacrime ricominciano a uscire, come quei cilindri di metallo col suono della mucca dentro, se li capovolgi. Ecco, in questo momento nella mia testa ci dev'essere un aggeggio del genere. Però emette lacrime al posto di muggiti.

Giorni di un passato non troppo lontano. Tutt'altro che dimenticato, ancora non superato. Però io oggi mi sento meglio e mi sentivo meglio ieri e il giorno prima e per farla breve è da un po' che semplicemente ho smesso di soffrire. Certo c'è da dire che questo "da un po'" coincide con l'aumento delle gocce. Gocce, non importa quali. Gocce per stare sereni, gocce per vivere alla grande, gocce che risolvono i problemi, gocce che mentre puliscono il pavimento ti versano una tazza di caffè e sussurrano ti voglio bene.
E io ricambio con dolci parole accarezzando la boccetta. Io, finalmente, nevrotica schizoide depressa farmaco-dipendente. Quello che sono.

Savigno: arredo urbano

23 novembre 2010

Nelle isole di Aran

                                        Away from this life
                                     Come wander with me




(British Sea Power, Come wander with me)

L'arte della decadenza

Je suis l'Empire à la fin de la décadence,
Qui regarde passer les grands Barbares blancs
En composant des acrostiches indolents
D'un style d'or où la langueur du soleil danse.


Sono l'Impero alla fine della decadenza,
che guarda passare i grandi Barbari bianchi
componendo acrostici indolenti in uno stile d'oro dove danza
il languore del sole. 


(Paul Verlaine, Languore)

Questi versi, letti un tempo sui banchi di scuola, mi affascinarono a tal punto da non averli più dimenticati. Riemergono ogni tanto col riaffiorare di certi stati d'animo.
Ad oggi non conosco nulla di più grandioso, nulla di più sublime di quell'impero indifferente di fronte al suo stesso disfacimento. Nessun affanno turba la sua immobilità, consapevole e immenso osservatore, poi dandy distratto e raffinato che accenna giochi di parole, un po' annoiato invero, mentre orde di barbari calpestano le sue rovine. Al pari del quadro visivo adoro quello uditivo. Tutto il secondo verso riecheggia del rumore degli zoccoli, delle grida della battaglia (meravigliosa cadenza di quel raggrumarsi di r, di g, di b) per poi scivolare nel sussurro dell'immagine successiva (quieto torpore delle s, delle l) che quasi deposita un polvere preziosa sulle macerie ormai fatte d'oro e di sole.

E allora venite pure barbari, venite giornate tristi, venite corruzione e morte.
Io sono l'Impero.

22 novembre 2010

Nebbia

Stupisco e instupidisco. Affacciata, di fronte a tutto questo, smarrisco la ragione. E le parole.

21 novembre 2010

Le foglie morte giacciono a migliaia, simili a lumache, tra i sassi del cortile. Tutto, intorno a noi, sa di muffa, persino la nuvola, un po' grigia, quasi verde.

Trovo pace.

Sweet sweet sweet

Sento d'affogare nella melassa e il bello è che non ricordo nemmeno cosa sia, esattamente, la melassa.
Però mi dà l'idea di un qualcosa che se ci cadi dentro poi non ne esci più.
Letale. Chiedete a una mosca.

20 novembre 2010

Disperazioni apparenti e consolazioni segrete

Negare la successione temporale, negare l'io, negare l'universo astronomico, sono disperazioni apparenti e consolazioni segrete. Il nostro destino (a differenza dell'inferno di Swedenborg e del­l'inferno della mitologia tibetana) non è spaventoso perché irreale; è spaventoso perché è irreversibile e di ferro. Il tempo è la sostanza di cui sono fatto. Il tempo  è un fiume che mi trascina, ma io sono il fiume; è una tigre che mi sbrana, ma io sono la tigre; è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco. Il mondo, disgraziatamente, è reale; io, disgraziatamente, sono Borges.

(Jorge Luis Borges, Altre inquisizioni)

E io, che disgraziatamente nemmeno sono Borges, immaginate come mi posso sentire.

Chiedo al regista di mettermi alla prova

Vorrei cambiare personaggio per un po'. Sarei brava, ho studiato la parte.
Lui piange per me e io rispondo:

It’s out of my control
I ain't got no soul


 















(Rumble Strips, No soul )

19 novembre 2010

Scarcabocchiolo 4

Sound of silence: AHHhhhhhhhhhh!!!!!

18 novembre 2010

Impostore

Conosci già la differenza tra l'ammontare e la velocità di tutto quello che ti balena dentro e quella parte infinitesimale e inadeguata che riusciresti a comunicare. Come se dentro di te ci fosse questa enorme stanza piena si direbbe di tutto quello che prima o poi è presente nell'universo e invece le uniche parti che ne emergono devono in qualche modo essere spremute attraverso uno di quei piccolissimi buchi della serratura che si vedono sotto il pomello delle vecchie porte. Come se cercassimo di vederci fra di noi attraverso quei minuscoli buchi... tutti gli infiniti frattali di collegamento ripiegati su se stessi e le armonie di voci diverse, le infinità che non puoi mai mostrare a un'altra anima. E tu pensi che faccia di te un impostore, quella minima frazione che agli altri è dato di scorgere? Certo, sei un impostore, certo, quello che gli altri vedono non sei mai tu. E tu certo lo sai, e tu certo cercherai di manovrare quella parte che vedono se sai che è solo una parte. Chi non lo farebbe? Si chiama libero arbitrio, caro il mio Sherlock. Ma ecco al tempo stesso perché fa così bene crollare e mettersi a piangere davanti agli altri, o a ridere, o a parlare strane lingue, o a salmodiare in bengali - non si tratta più di una lingua, né di spremersi per passare attraverso un buco. 
Perciò piangi pure quanto ti pare, non lo dirò a nessuno.


(David Foster Wallace, Oblio)

17 novembre 2010

Inquietudini

Salivo su un treno stanotte, in sogno, un treno Frecciarossa, ero insieme a lui, sempre bello nel mio inconscio, con indosso un completo e la cravatta, gli raccontavo del ragazzo morto a Bologna, il ragazzo che si è ucciso sotto a un treno identico a questo.
L'evento ha generato il sogno, il sogno ha fissato l'evento nella memoria. E per tutto il giorno il treno non ha smesso di girare nella mia mente, e a ogni giro ritorna sempre uguale, come un presagio.

16 novembre 2010

Che tu ci sia o meno

Perché quando hai premura
in fondo è solo paura

(Non voglio che Clara, L'avaro)

14 novembre 2010

There's a starwoman waiting in the sky

Tutto considerato potrei non essere rotta.
Valutiamo i fatti: non mi riescono i gesti più semplici, è vero. Trovo difficile persino dormire, guidare, capire perché vago ancora in questo mondo. Provo timori e idiosincrasie eccentriche. Umore variabile. Misantropia galoppante. Sterno deviato. Piedi piatti. Sono inadatta allo stato sociale, ambientale, globale, minerale. Il mio cuore non segue un ritmo normale, o anche soltanto un ritmo qualunque. Ho sonno. Non ricordo le facce delle persone, non ricordo i loro nomi, non ricordo un film che ho visto il mese scorso, ricordo l'ultima volta che ho pianto. Ho le mani fredde, sempre.

Tuttavia esiste la possibilità che io sia utile, funzionante, integra, perfetta.
Su Alfa Centauri.

13 novembre 2010

Scarcabocchiolo 3

Tired 

Ingollavo Peroni e iniziavo ad urlaaaAAAare...

                                                                 ...

                              

(Brunori Sas, Guardia '82)

12 novembre 2010

Cecità

E' per questa faccenda della vita, per la sua forma complessa, sfuocata, fondamentalmente non comprensibile simile a certi giochi ottici fatti di linee curve e prospettive impossibili, è per questo che ci sono giorni in cui una Tizia qualunque avrebbe bisogno di distogliere lo sguardo per non crollare. Bisogno di sprofondare il viso nel bavero di una giacca tra il calore di un collo e il profumo di una camicia, e in quelle pieghe, cieca, dormire.

11 novembre 2010

Mi domando

Se la danza è del ventre perché io ho male ovunque?!

10 novembre 2010

M.o.L.

Mysteries of Love (cantata da Julee Cruise e scritta da Angelo Badalamenti e David Lynch).

Pare che negli ambienti underground questo brano abbia acquistato una notevole reputazione come uno dei sottofondi per fare l'amore più grandiosi di tutti i tempi. L'avrò già ascoltato una decina di volte, sto cercando di capire, anche se lascerò giudicare a voi.
Ad ogni modo varrebbe la pena di provare.

Ignorate il video che non ha molta attinenza. Se avete una finestra, se è sera, se siete soli, se come qui ha appena smesso di piovere, guardate fuori, le luci in strada e più lontano, quella traccia di buio. Cercate laggiù.
Ascoltate.

Se non siete soli, sapete cosa fare allora.
Sometimes a wind blows... buona serata a voi, naviganti.

9 novembre 2010

Non lo senti un pezzo che manca?

Sto perdendo peso.
Ma non preoccupatevi, è soltanto cervello.                 
                                          



(Carpacho, Regole per un cervello difettoso)


...e seguite la quarta regola.

Nulla ha un valore intrinseco, lo diceva un tale

O forse lo desidero solo perché in verità non ho idea di che sto parlando. E un giorno mi accorgerò che anche questo non ha poi tanto senso.
Ma sinceramente spero d'essere defunta prima che ciò accada. Defunta per cause naturali.
Oggi, al posto delle parole che non ho voglia di cercare, ci sono un libro, un film e una canzone. E al posto del titolo c'è il niente.

Il libro ricorda che tu da parte tua sei comune e privo di bellezza e incapace di miracoli. Rinnovando quell'unico dolce, folle, straziante desiderio che sia possibile un giorno farsi conoscere davvero, magari fino al punto non solo di lasciare che il coniuge veda il ributtante nido di nei che hai sotto il braccio sinistro o come dopo un raffreddore o un'infezione virale di qualsiasi tipo le dita di tutti e due i piedi sono diventate di uno strano colore giallo intenso per diverse settimane ma anche magari ogni tanto singhiozzando l'uno fra le braccia dell'altro a tarda sera e tirando fuori le paure private più terrificanti e i pensieri di fallimento e impotenza e le terribili piccinerie bell'e buone all'interno di uno schiacciasassi lavorativo che non riesci a credere di aver avuto a suo tempo la temerarietà di pensare che avresti contribuito a cambiare in modo sostanziale o che saresti stato tu a fare la differenza o anche solo che saresti stato qualcosa di più di uno dei tanti senza volto al suo interno...

Quel desiderio così semplice.


E così vitale. Happiness only real when shared.

Ma che si può trascorrere una vita intera, e non realizzare.

7 novembre 2010

A Tizia

Tizia ti chiedo di odiare una persona soltanto. Vuoi farlo per me? Diamine dovresti volermi bene almeno un po'! E allora smetti di essere così ostinata, lo vedi pure che andare avanti in questo modo è assurdo. Peggio, è inutile. Ti accorgi che ci stiamo ammalando. Ora basta. Cosa? Non sai da dove cominciare? Bé te lo inventi un modo. Prova a cambiare qualche dettaglio per esempio, sai no? Come si fa con le fotografie dei libri di scuola o delle riviste: quando ti trovi davanti le dive con quei sorrisi luminosi e provi l'impulso di annerire un dente o due, di aggiungere i baffi, un neo, o quando usi corna e zanne per trasformare il Leonardo da Vinci di turno in una creatura degli inferi. Fai la stessa cosa: procurati il suo ritratto patinato da copertina di Time e un pennarello indelebile. Voglio che su ogni ricordo che hai di lui tu aggiunga denti neri e arti mostruosi. Hai presente cosa scriveva Reyes, accidenti l'abbiamo letto apposta quel libro, mica perché ci piaceva, scriveva quando si è in due, c'è sempre uno che impesta l'altro, scriveva dato che non c'è verso di contaminare il suo ricordo, il suo ricordo contamina me. E' questo il punto maledizione! Prendi in mano quel dannato pennarello.

Scarcabocchiolo 2

Friedrich

Tutto qui

"I sogni, be', sono le cose da cui ci si risveglia"

(Raymond Carver, Cattedrale)

6 novembre 2010

Dal quaderno di ricette di Tizia 2

Vi chiedo di strapparmi la testa, sfilatemi dal corpo come un gamberetto sgusciato, quasi trasparente, morbido, nudo.
Conditemi con salsa rosa.

5 novembre 2010

Come in un film di Bruce Willis: vetri esplosi e istanti al rallentatore

Continuo a trovare frammenti di vetro, nelle tasche del cappotto, e in macchina, incastrati nei posti più assurdi. Oggi ne ho visti due brillare sul cruscotto, incastonati nella fessura che circonda il contachilometri.

Allora ho ripensato all'incidente. Nella sequenza emotiva degli istanti immediatamente precedenti e successivi all'impatto ho rintracciato un fotogramma particolare. Emersi dalla massa di generale paura quei pochi attimi di una diversa qualità mi hanno portato alla mente un altro evento, più lontano nel tempo.

Un paio d'anni fa, forse nemmeno, forse di più, non ha importanza, rimasi bloccata con la schiena spostando un televisore. Mia madre, che assisteva all'operazione, mi aiutò a sedermi in poltrona e poi si allontanò per andare in cucina a prendermi un frutto e un bicchiere d'acqua perché sentivo la testa leggera come quando si è digiuni da un certo tempo. I pochi minuti della sua assenza furono qualcosa di terrificante.
Iniziai a perdere il controllo di me come se stessi svenendo, ma conservando al tempo stesso la lucidità sufficiente per sentire tutto quello che andava accadendo nel mio corpo. Un corpo che non gestivo più. Ricordo d'aver udito un forte rumore d'acqua corrente provenire dal bagno, soltanto che era veramente assordante e non finiva più, e nasceva da me. Qualcosa nelle mie orecchie, o nelle mia testa, era andato in tilt.
Ho persino sognato, c'erano delle barche, e il mare, e accadevano cose che non riesco a rammentare, ma erano piacevoli, questo lo so, non mi sarei voluta svegliare, anche perché là fuori mi attendevano quel terribile fragore e il malessere della mia condizione.
Prima di tutto però, prima del sogno e dell'acqua, ci fu innanzitutto il panico, e il panico generò un pensiero.

Può essere questa la fine?

Certo adesso sembra una domanda assurda e totalmente sproporzionata, ma in quel momento parve davvero lecita, e io me la posi. La cosa incredibile però accadde subito dopo: mi sentii meglio, non fisicamente (anzi andavo peggiorando) ma mentalmente, ero sollevata. Questo perché avevo analizzato la faccenda e constatato la mia assoluta impotenza, e allora va bene, ci siamo, mi dissi.

Ora torniamo al principio. Torniamo a quando un camion mi si è parato davanti dopo una curva, un paio di settimane fa, e io ho sterzato quanto possibile ma ero già sul bordo della carreggiata e non potevo fuggire e lui era lì, spaventosamente vicino, e non c'era più tempo per frenare e sapevo che mi avrebbe colpita. Allora di nuovo quell'attimo di calma. L'attesa dell'inevitabile che mi ha fatto venire voglia di togliere le mani dal volante, chiudere gli occhi e allungarmi sul sedile.
Totale abbandono.
Poi fragore di vetri infranti, ma la serenità di quei singoli istanti è difficile da dimenticare.

4 novembre 2010

Scarcabocchiolo 1

Cotoneve

Pezzi (The Weight Of The World)

Mi sono svegliata con addosso il peso del mondo e assalita da quel desiderare affannoso che fa di Tizia Rotta una creatura senza fiato.

Every little piece in your life
Will add up to one
Every little piece of your life
Will mean something to someone

You touch my face
God whispers in my ears
There are tears in my eyes
Love replaces fear


(Editors, The Weight Of The World)



3 novembre 2010

Questo è il post che avevo intenzione di scrivere in luogo del precedente

Tempo fa annotai la seguente considerazione.
Forse non so scrivere perché non ho parole mie, che mi appartengano. Uso parole inventate da altri, da quelle persone che danno i nomi alle cose. Piacerebbe anche a me decidere il nome di questo o quello ed essere da loro chiamata  mamma e papà insieme...

Rileggendo ora mi sono detta: "sciocca donna! Tu lo partoristi un figliuolo!". Potrei non aver parlato esattamente così, ma resta il fatto che è vero, una creaturina tutta mia la posseggo, è la parola a che detti alla luce una sera tornando dal pub e che i miei amici sono così adorabili da usare persino, concedendole così una vera, seppur limitata, vita.
Ora che ho un blog però, voglio donare alla mia parolina una possibilità in più di diventare grande e importante (lei vorrebbe arrivare al vocabolario) condividendola con quanti non la conoscono e hanno la somma fortuna di passare da queste parti.

Durla s. f. Piccola quantità di cibo rimasta incastrata tra dente e dente durante la masticazione.

(Così d'ora in poi sarà più facile dire a un amico "ehi Carlo stai attento, hai una durla" sostituendolo al meno socialmente spendibile "ehi Carlo vuoi toglierti quel pezzo di rucola tra gli incisivi prima che metta radici?").


No no, non serve ringraziarmi, ve l'affido, fatene un uso corretto e soprattutto diffondete il verbo.

Zibaldino

L'ho finito.
Nel mio quaderno degli scarabocchi e scribacchi, è rimasta un'ultima pagina bianca, e solo ora mi rendo conto che sono arrivata fino in fondo soltanto perché non mai avuto l'intenzione di riempirlo davvero. Le prime sedici pagine sono piene di appunti d'inglese, era un quaderno di scuola che non so come è diventato un quaderno di altro, quello che intendo dire è che non ha avuto addosso dall'inizio la responsabilità di ciò che sarebbe dovuto essere (un'ordinata, impeccabile, ispirata raccolta), e quindi è stato libero di diventare ciò che voleva (una discontinua, strampalata, infinita serie di imperfezioni).
Ora lui è meraviglioso.
Vi posso assicurare che se avessi voluto sin da principio scrivere un quaderno di riflessioni (se non mi fosse semplicemente capitato) avrei fatto un disastro, anzi, ora quel quaderno io non lo stringerei nemmeno tra le mani, non esisterebbe, perché l'idea troppo perfetta sarebbe rimasta un'idea per paura di sporcarsi le scarpe camminando sul mondo. Noi Tizie commettiamo spesso questo genere di errori. E un mucchio di altri ancora.
Figuratevi che avevo intenzione di parlare di tutt'altro e questo post è nato per caso pure lui, ma in un modo o nell'altro, alla fine, le cose non volute sono quelle che riusciamo ad amare di più.

2 novembre 2010

Breve cammino verde

Tizia, stai seppellendo o guarendo? E se seppellisci cose non morte, riemergeranno un giorno come zombie per spargere la loro muffa su di te che cerchi di vivere? Oppure, come speri, soffocheranno con le bocche piene di terra? Allora vedrai dai cadaveri disfatti nascere l'erba.

1 novembre 2010

DrrrRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINnnn

L'unica cosa che funziona di Tizia Rotta è il timer mentale. Mai che perda un colpo. Il problema è che Tizia ha smarrito il manuale di istruzioni. Il risultato è che mentre tutto il mondo mette l'orologio indietro (e dorme un'ora di più) il timer continua a funzionare a pieno regime e adesso Tizia si sveglia alle 5 ogni mattina.

Quindi scordatevi che vi auguri la buona notte.

Speciali a partire dal nome

                                          I Love You But I've Chosen Darkness


(Gruppo musicale).

30 ottobre 2010

Il tempo non fa il suo dovere

Quello che una Tizia come me può dire su Max Gazzè prima di diventare pretenziosa dovrà rimanere proporzionale al numero di sue canzoni conosciute. Cinque parole pertanto per dichiararmi - anche se non escludo potrebbero essere alcune di più - 

                                           conquistata da certa sua  linguisticamaestria.


Cara Valentina il tempo non fa il suo dovere
E a volte peggiora le cose

Credimi pensavo davvero di avere superato il momento difficile
Ed ancora adesso non mi è chiaro lo sbaglio che ho fatto
Se il vero sbaglio è stato il mio

Perché dai miei trent'anni ti aspettavi un uomo col senso del dovere
Perché chi s'innamora non deve dirlo a nessuno nessuno
Oppure è un impudente enfatica demenza
Nel farti le carezze girata dall'altra parte

Ho la strana sensazione di un amore acceso
Esploso troppo presto fra le mani

E cara Valentina che fatica innaturale perdonare a me stesso
Di essere io di essere fatto così male

Cara Valentina il tempo non fa il suo dovere
E a volte peggiora le cose...


E tu sarai il pretesto per approfondire
Un piccolo problema personale di filosofia

Su come trarre giovamento dal non piacere agli altri
Come in fondo ci si aspetta che sia

Per esempio non è vero
che poi mi dilungo spesso su un solo argomento... 


(Max Gazzè, Cara Valentina)  (grassetto mio)

Dal quaderno di ricette di Tizia

Una crema di parole: al burro.
Squisita, direbbero i lettori, e ne chiederebbero il bis. Io però una pietanza del genere ancora non so confezionarla: le parole che cucino risultano invece insipide, o alle volte troppo condite, di quelle che rimangono sullo stomaco o di quelle che, quando il piatto è vuoto, non ci si ricorda più che sapore avessero. Mi sono detta che forse gli ingredienti non sono freschi: parole indigeste, ammuffite o dure come pezzi di gesso, allora vado in cerca delle parole-primizie, salvo poi accorgermi che sono introvabili; al più mi imbatto in qualche ingrediente particolare, poco usato, e di gusto insolito, eccessivamente ricercato o elaborato, da confondere i palati e le idee.
La colpa quindi, sembra ormai evidente, non può che essere dello chef-scribacchino che dalla profusa offerta di cibarie non gli riesce di cavare manco un brodino di pollo.
Si consiglia pertanto un <<costante esercizio mirato a migliorare tecnica e gusto>>. Vogliate quindi perdonarmi se i vostri palati soffriranno l'offesa di qualche mia inesperienza, ma mi è stato detto di impratichirmi e mai verrei meno ai miei doveri.

26 ottobre 2010

Tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina

Jane Doe


Mi ha fatto scavare, ho creduto
fossero le fondamenta di un superbo palazzo,
ma quando la fossa è sembrata abbastanza profonda
è partito verso il Nord,
col suo branco di sogni,
e io laggiù sono rimasta
con la sola compagnia dei vermi.
Che tu sia maledetto S. C. Redhead!


(da La mia Antologia di Spoon River)

25 ottobre 2010

Verso dove? Quando? Con chi? Devo portare la crema solare?

Oggi ho appreso che mi sto avvicinando all'infinito.
O è l'eterno?
Comunque si tratta di qualcosa di vasto. Buffo come un fatto del genere non lo si impari dopo una decina di birre o in seguito a una visione mistica ma dalla scritta sul muro di una libreria. Qualcosa del tipo: chi compra più libri di quelli che riesce a leggere ... e poi la storia dell'avvicinarsi (o simile) all'infinito (o eterno). Da compratrice depresso-compulsiva di libri la prima parte della frase cattura tutta la mia attenzione quando arriva questa faccenda dell'infinito eterno che mi appaga per un paio di nano secondi prima di palesarsi come concetto senza senso alcuno. Forse se ricordassi le parole in maniera esatta potreste aiutarmi a decifrarla, purtroppo non ho avuto il tempo di appuntarla. Ad ogni modo se siete in quei di Bologna e capitate da Feltrinelli potete indagare presso l'esemplare originale.
Personalmente aggiungo che la parola, Anonimo, sotto il testo della frase mi ha fatto riflettere. Suonava molto come "il signor Feltrinelli si è inventato questo slogan per vendere più libri, ma ve lo vuole rifilare come meditazione autentica di un qualche autentico filosofo misterioso, per vendere ancora più libri".

Non dovesse essere così, se il signor Feltrinelli sa qualcosa riguardo a me e a questo infinito che mi attende è pregato di contattarmi.

24 ottobre 2010

Un mese dopo

I sogni continuano a tornare. I risvegli sono molto simili ultimamente. Il libro che cito è sempre quello. Io però non ne ho più voglia.

Mi piace andare a correre tutte le mattine perché mitiga la tristezza. Quando sogno una certa ragazza lo so, anche se non lo ricordo. Me lo dice la sensazione di vuoto nel petto. Correre aiuta, per questo al mattino presto c'è tanta gente che corre.

23 ottobre 2010

Tizia Rotta can't dance the funky chicken

I'm standing here waiting for you to come
In the sky some kind of strange sky phenomenon
Feel strange to have you as a friend
But I'd rather be your friend
Then to never see you again
I'd rather be your friend...














...And I called out your name
Like the name of a coming hurricane
I called out your name
Like you call out when you're in hurt and pain
I called out your name
But you were caught in a heavenly silver rain
You and I are not the same
We're divided by the smoke of an aeroplane...



(Jens Lekman, Sky Phenomenon)

Lavoretti di giardinaggio

Finalmente ci sono! Dopo attente valutazioni di forma, colore, gusto e tutta una serie di analisi comparative ho scoperto a cosa serve la mia testa. E pensare che con questa appendice ho trascorso anni a cercare di produrre pensieri, ahahah è ovvio che la cosa mi riuscisse così male, come usare un tostapane per stirarsi i capelli. Assurdo.
In fondo la mia materia cerebrale qualcuno l'ha mai vista? No. E questo perché c'è ben altro lì dentro, in breve: un paio di foglie carnose, alcuni nutrienti, sostanze varie e l'embrione di un fiore, tutti i requisiti insomma per definirla un bulbo di notevoli dimensioni. Sono certa che la mia testa fiorirebbe se soltanto la si interrasse un po', mentre lasciata lì dove si trova ora è piuttosto inutile oltreché inestetica e finirà per seccarsi senza aver prodotto nulla di buono.

Certo mi si potrebbe obbiettare che queste sono considerazioni esclusivamente teoriche, quindi adesso se volete scusarmi vado a procurarmi un'ascia, una vanga e un po' di concime.

22 ottobre 2010

Speculando

                                                            :)     

                                                            :D   

                                                                               

                                                            :|
                                                            
                                                            :(

                                                            :'(

                                                            +(

21 ottobre 2010

KILLER LADYBIRDS!

Se fossimo in un film (o in America) assisteremmo all'invasione delle coccinelle assassine: spietate bestie assetate di sangue umano e\o altri liquidi vitali, ecco quindi uno dei pochi casi in cui conviene trovarsi in Italia, e nella realtà. Qui le coccinelle sono innocue creature e se ne rinvieni una trentina nella vasca da bagno ogni volta che devi fare una doccia perlomeno non ci scappa il morto. Non tra gli umani. Per quanto riguarda le coccinelle è incredibile come creaturine così piccole abbiano tanta propensione al suicidio. Con il loro cervellino minuto elaborano piani sofisticati per riuscire nell'intento, come acquattarsi sotto il tappo della vasca così da non venire notate o cementarsi direttamente nel sapone. La maggior parte preferisce il classico metodo dello schiacciamento tra elementi mobili come ante di finestre o chiusure varie; alcune tentano il lancio diretto nello scarico ritraendo le zampette e trasformandosi in palline pronte a fare buca; le più stupide, a mio parere, cercano di affogare i loro dispiaceri in una goccia d'acqua.
Alla fine comunque riesci a salvarle tutte, le adorabili bestiole, hai passato un quarto d'ora a bonificare la vasca da bagno ma adesso puoi dirti soddisfatto. Sei libero di disfarti dei vestiti e mentre l'acqua calda inizia a rilassarti percepisci un leggero zzzzt sui capelli insaponati. Coccinella kamikaze.
Quella l'ho uccisa con piacere.

Tratto da una storia vera.

17 ottobre 2010

Emily

Piangere è una cosa tanto piccola
sospirare una cosa tanto breve
ma è di occupazioni di tal genere
che noi uomini e donne moriamo.

(Emily Dickinson)

Conosco Emily più o meno tanto quanto frequento Jean-Paul (ovvero poco, come si può dedurre dal precedente post) quindi non pronuncerò discorsi da esperta, soltanto una considerazione di carattere personale. Basta davvero poco a volte per restare affascinati: un romanzo, un dato biografico, un titolo, anche meno. Emily decise di chiudersi nella sua stanza pressappoco quando aveva la mia età, questo so. Vi rimase fino alla morte limitando i contatti con l'esterno e scrivendo. Invece di farmela credere folle, o quantomeno bizzarra, in una strana maniera questo fatto mi consola. Provo comprensione e affetto. E in un'impossibile corrispondenza di sentimenti mi sento da lei amata e compresa.

14 ottobre 2010

Non posso scegliere un titolo, ho la Sartre

Nausea.
Un animale morto si sta decomponendo da qualche parte nel mio cervello.
La nausea mi fa sempre pensare a Sartre e nemmeno l'ho mai letto, ma talvolta mi convinco che sia proprio questo il genere di sensazione di cui parla.
Allora mi dico che ho la "nausea di Sartre" anche se probabilmente non è vero, ma almeno gli do un nome e dei precedenti illustri così questa repulsione che mi stagna dentro può aspirare a essere qualcosa di importante.
Ammesso che ciò abbia importanza.
Ma quando hai la nausea di Sartre questo è proprio il genere di considerazioni che non sei in grado di fare.

12 ottobre 2010

Oggi

Da quello che scrivo ultimamente forse non si direbbe, ma non sono sempre così triste.
Quindi il mio suggerimento per oggi è di guardare questo video (l'unica raccomandazione è di fissarlo senza distrarsi, meglio se vi avvicinate un po' allo schermo, non distogliete lo sguardo e buona visione. Spero vi faccia lo stesso effetto che fece a me la prima volta).

(I Am Kloot, Proof)

Ieri

Tizia è in centro (non importa di quale città). Passa del tempo in aula, in biblioteca, per strada, ma più che altro ha l'impressione che sia il tempo a passare su di lei, come quei cieli bassi dove le nuvole scivolano veloci. Il tempo si srotola sul suo corpo: lenzuolo funebre. Da principio ha coperto i piedi e un giorno arriverà alla testa, liscio e sottile, non scalda, soltanto scorre.

Musica di sottofondo: Moby, Why Does My Heart Feel So Bad?
(non sono riuscita a inserire il video originale, ma anche questo è piuttosto suggestivo)

10 ottobre 2010

Da ricordare che...

L'amore è personale, è di pertinenza di chi lo prova. E' bello stare con colei che amiamo ma questo non significa che lei senta il nostro amore, significa forse che ci ama. Uno sente caldo, stanchezza, sonno. UNO. Nessuno sente il caldo, il sonno o la stanchezza di un altro. Due non saranno mai uno: sono solo storie per vendere biglietti d'auguri a San Valentino. L'amore che provo ferisce me, per una certa ragazza non esiste. Voglio uccidere quest'amore perché è inutile, perché non può toccarla né far sì che la sua vita abbia nostalgia della mia. Non importa quanto mi sia lontana o vicina, la magia è finita. Se fosse qui sarebbe ancora ermetica ed estranea come una tomba senza nome. L'amore è chiuso a chiave, un amore così è più criminale e feroce di una more morto.

(Efraim Medina Reyes, C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo)

Alla fine, nonostante quanto scritto il 30 settembre, il libro l'ho letto e posso in effetti confermare che non mi è parso un capolavoro. Io tutta la rabbia, la disperazione, l'aggressività annunciate nel retro di copertina non le ho sentite. Le ho viste certo, nel linguaggio violento, sboccato, nelle cosiderazioni amare e provocatorie, nei personaggi che vogliono essere fuori dalle righe, ma non l'ho davvero SENTITO. L'empatia si è affacciata solo a tratti (vedi sopra), la catarsi non è arrivata. Apro un nuovo libro.

Tizia Rotta continua la ricerca...

7 ottobre 2010

Muffa Puffa



Una muffa blu elettrico non te l'aspetti. Insomma in un libro di scienze magari, o su internet (potreste capitare nel blog di una tizia che pubblica foto di muffe), ma non in un comunissimo esemplare di tronco, un troncus vulgaris della più infima specie destinato a finire i suoi giorni nel tuo caminetto. Ammesso poi che di muffa si tratti. In effetti credo che anche una colonia di Puffi spiaccicati potrebbe avere quell'aspetto. E i Puffi vivono sotto i tronchi giusto? Sì, va bene, dentro ai funghi, ma i funghi, quelli stanno sotto ai tronchi no?

Ad ogni modo io volevo fare un post serio e il succo doveva essere più o meno questo: Tizia trova roba blu di incantevole bellezza.
Pazienza, sarà per la prossima muffa.

5 ottobre 2010

Et tout peut se charger d'absence

Niente di meglio di una bella canzone in francese per accompagnare uno struggimento che si rispetti. Dolce malinconica lingua adorata! Io del testo in realtà ci capisco poco, ma non è così importante, basta un "bagatelle" là, un "absence" qua e l'atmosfera è fatta. Aggiungi quella melodia e quella voce e mi si compone intorno un basso orizzonte vuoto, un senso di vento e sale, di lacrime ormai seccate e di sospiri, nella luce gialla di un pomeriggio invernale.

(Yann Tiersen in collaborazione con Dominique Ané, Bagatelle)


Permeabile

Io me ne libero e lui ritorna. Vedo il mare espulso dal mio corpo, e un attimo dopo mi riempie di nuovo senza che ci sia verso di capire da dov'è rientrato.
Di certo ho un grosso buco da qualche parte. L'urto c'è stato, lo ricordo bene, rammento il panico a bordo, lo smarrimento, qualcuno ha pianto, altri maledetto la sorte, ma il peggio, dopo quei primi istanti, pareva passato. Invece ora si scopre il buco. La falla nascosta, imprevista, rivelata dall'evidenza che l'acqua pompata fuori è ricacciata dentro con una rapidità violenta e incontrollabile. La stessa maledettissima acqua. Lo stesso maledettissimo amore.
La nave affonda.
Silenziosamente scende.

3 ottobre 2010

Bisogna avere stile anche nei momenti peggiori

A casa, a casa sono rimaste le sue ciabattine di spugna.
Gliele avevo comprate per non farla camminare scalza e dimenticava sempre di portarle.
Oggi ho preso una busta gialla e ce ne ho messo dentro una delle due.
Francobolli prioritari e domani sarà da lei.
Apprezzerà, in fondo è giusto che abbia la metà delle nostre cose.
Non eravamo sposati, non vivevamo insieme
ma il nostro amore non merita rancori nè stupide rivalse.
Sono ferito dall'abbandono, ma quel che giusto è giusto,
e una pantofola a testa sarà un bel ricordo per entrambi.
Un ricordo dell'amore sconfitto marca Defonseca.
Pochi potrebbero vantare un trofeo del genere.
Quasi nessuno nel mondo dei non feticisti.
Per lo spazzolino da denti sono indeciso:
se lo spezzo in due le lascio il tronchetto con le setole
o quello con il manico?
Mi serve un divorzista...
Forse lui può consigliarmi.
Non vorrei mai che pensasse che mi tengo i suoi effetti personali in ostaggio. Se torna da me non sarà per questo.
E bisogna avere stile anche nei momenti peggiori;
non come il mio vicino Sebastiano che quando lei lo ha lasciato si è tenuto tutta la sua collezione di scatole di assorbenti.
Erano 3000 scatole: gliele ha rotte tutte.
E Anche a me con questi gesti incoscienti.
Ho deciso; le lascio il pezzo con le setole.

Domani, domani glielo mando.



(Offlaga Disco Pax, De Fonseca)


Fa ridere vero? Un divorzista per uno spazzolino, 3000 scatole d'assorbenti... E la malinconia? La sentite? Il dolore detto, ma ancor più quello non detto che si apre varchi nelle pause, nelle sospensioni, come nel finale, con quel domani ripetuto due volte e seguito dal silenzio, quasi a smarrirsi nel ricordo di lei e a cercare la forza per andare avanti, ma il domani si rivela una resa al gesto incosciente, la sconfitta (crollo finale della chitarra).

Ma io no, io ho stile anche nei momenti peggiori.

Per l'Anonimo Lettore (e un po' per tutti gli altri)

Ammetto che tra canzoni, libri e affini riempirei il blog senza problemi e con gran risparmio di mie espressioni testuali (che, ove necessarie, tento di mantenere piuttosto sullo scheletrico). Il fatto è che mi piacciono le cose belle e ciò che scrivo non mi sembra esserlo, pertanto se trovo quel medesimo pensiero che mi turbina per la mente esternato in forma geniale da qualcun altro non vedo davvero l'esigenza di mettermi a pasticciare con le parole.
Come ebbi modo di scrivere tempo or sono (così per una volta cito me stessa):

Fermate l’orrore delle mie parole, perché sto profanando un luogo sacro, da pura materia espressiva traggo insensato luridume. Chi arresterà questo scempio? Ora, adesso, io scrivo, e pugnalo la pagina, e ancora, ancora, per più volte ancora, vi getto in faccia parole come sabbia negli occhi, e rido, e grido, e imploro: che qualcuno tenti almeno, di fermarmi.

Ecco, al di là di considerazioni di carattere estetico sul pezzo, mi trovo pienamente d'accordo con l'autrice (me medesima di qualche anno fa). Mi imbatto spesso, nell'atto di scrivere, in questo senso di disperata frustrazione: io sono la Tizia Che Scrive, e sono la Tizia Che Tenta Di Fermare la Tizia Che Scrive. Assurdo? Non saprei.
D'altro canto il blog è mio e ci infilo poi quello che voglio, non diventerò una grande scrittrice, non acquisterò fama in rete, forse lo leggeranno solo le persone che mi conoscono, o forse un giorno qualcuno passerà da queste parti e vorrà fermarsi, le citazioni non lo infastidiranno, le parole sparse in giro gli sembreranno avere un senso e magari deciderà di tornare. Questo mi sarà sufficiente.

Forse è per te che sto scrivendo Anonimo Lettore.