4 dicembre 2010

Fenomenologia dell'impatto

Gli oggetti, in giornate come questa, non servono. Stanno lì unicamente per essere afferrati e lanciati contro al muro. Le mele raccolte nel cesto sulla tavola, scagliarle una a una con tutta la forza possibile per vedere il modo in cui si spaccano sulla parete. La tazza piena di tisana bollente, gettare anche quella. E a seguire tovaglia di plastica, sedie impagliate, barattolo del sale, dello zucchero, coltelli, cassetti, frullatore, piatti, coperchi, scatolette, TV, orologio, verdure, bottiglie, presine, tostapane.
Osservare attentamente la sorte di ogni cosa nel momento dell'impatto, studiarne i resti. Ti sembra di capire qualcosa di nuovo?
Poi prendere e lanciare anche me.
Non lo so se mi ammacco o vado in frantumi, se mi spezzo, mi sbriciolo, mi apro, mi svuoto, mi schiaccio, o se mi scheggio, mi graffio, rimbalzo. Non lo so. Magari non mi accade nulla.
Che giornata patetica.

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