3 novembre 2010

Zibaldino

L'ho finito.
Nel mio quaderno degli scarabocchi e scribacchi, è rimasta un'ultima pagina bianca, e solo ora mi rendo conto che sono arrivata fino in fondo soltanto perché non mai avuto l'intenzione di riempirlo davvero. Le prime sedici pagine sono piene di appunti d'inglese, era un quaderno di scuola che non so come è diventato un quaderno di altro, quello che intendo dire è che non ha avuto addosso dall'inizio la responsabilità di ciò che sarebbe dovuto essere (un'ordinata, impeccabile, ispirata raccolta), e quindi è stato libero di diventare ciò che voleva (una discontinua, strampalata, infinita serie di imperfezioni).
Ora lui è meraviglioso.
Vi posso assicurare che se avessi voluto sin da principio scrivere un quaderno di riflessioni (se non mi fosse semplicemente capitato) avrei fatto un disastro, anzi, ora quel quaderno io non lo stringerei nemmeno tra le mani, non esisterebbe, perché l'idea troppo perfetta sarebbe rimasta un'idea per paura di sporcarsi le scarpe camminando sul mondo. Noi Tizie commettiamo spesso questo genere di errori. E un mucchio di altri ancora.
Figuratevi che avevo intenzione di parlare di tutt'altro e questo post è nato per caso pure lui, ma in un modo o nell'altro, alla fine, le cose non volute sono quelle che riusciamo ad amare di più.

1 commento:

Lothiriel ha detto...

Uhm, trovo molto profonda la riflessione sul fatto che - per motivi che non riesco bene a comprendere - partire con l'idea di realizzare una cosa perfetta (o tutta intera) sia qualcosa che ti blocca... mentre è per l'appunto molto più facile lasciare che le cose "si facciano un po' da sè", evolvendosi col tempo e secondo l'ispirazione del momento.

Per inciso, io non ho mai tenuto un quaderno di riflessioni - fedele al principio del (famoso) manuale della Mary: mai lasciare in giro prove compromettenti - eppure in un certo senso ora faccio proprio questo tramite il blog... forse perchè ciò che si mette su internet dà al tempo stesso l'idea di essere letta un po' da tutti e da nessuno...