L'amore è personale, è di pertinenza di chi lo prova. E' bello stare con colei che amiamo ma questo non significa che lei senta il nostro amore, significa forse che ci ama. Uno sente caldo, stanchezza, sonno. UNO. Nessuno sente il caldo, il sonno o la stanchezza di un altro. Due non saranno mai uno: sono solo storie per vendere biglietti d'auguri a San Valentino. L'amore che provo ferisce me, per una certa ragazza non esiste. Voglio uccidere quest'amore perché è inutile, perché non può toccarla né far sì che la sua vita abbia nostalgia della mia. Non importa quanto mi sia lontana o vicina, la magia è finita. Se fosse qui sarebbe ancora ermetica ed estranea come una tomba senza nome. L'amore è chiuso a chiave, un amore così è più criminale e feroce di una more morto.
(Efraim Medina Reyes, C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo)
Alla fine, nonostante quanto scritto il 30 settembre, il libro l'ho letto e posso in effetti confermare che non mi è parso un capolavoro. Io tutta la rabbia, la disperazione, l'aggressività annunciate nel retro di copertina non le ho sentite. Le ho viste certo, nel linguaggio violento, sboccato, nelle cosiderazioni amare e provocatorie, nei personaggi che vogliono essere fuori dalle righe, ma non l'ho davvero SENTITO. L'empatia si è affacciata solo a tratti (vedi sopra), la catarsi non è arrivata. Apro un nuovo libro.
Tizia Rotta continua la ricerca...
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