La tregua per oggi è finita, si torna smarriti e insoddisfatti.
Cerco una meta e scovo soltanto mal di testa e frustrazione.
L'impressione di incapacità è sempre più nitida ogni volta che esco dalle mere costruzioni mentali e mi colloco dentro al mondo fisico. In verità è da molto che anche i rifugi utopici non costituiscono una reale consolazione.
Il futuro non è più quella tabula rasa verso cui dirigersi fiduciosi, è una tabula dura e trasparente larga un paio di metri che viaggia a 200 km all'ora nella mia direzione, e io sono il moscerino sulla sua traiettoria.
Splat.
Macchè, non ci sarà nessuno splat. Ci sarà un lavoro invece, probabilmente non uno di quelli che potrei amare, ci saranno doveri, responsabilità, compiti, fine dei sogni di gloria. Potrebbe perfino esserci la solitudine laggiù, chissà. D'altronde sono cose che accadono.
Lo so che tutto ciò assomiglia molto a una vaga lagnanza senza scopo. Sto cercando d'essere sincera credo, e in qualche modo costruttiva ammettendo dove sta il problema. Ammetto che non so che fare della mia vita e vedermi giacere inutile mi riempie al contempo di disgusto. Ammetto il fallimento e l'errore. Ammetto d'essere spaventata a morte da una simile prospettiva.
Il bello è che nel confessare tutto ciò sperando che qualcuno mi smentisca finirò invece per convincere ognuno definitivamente e ineluttabilmente della mia pochezza (che forse non è tale in assoluto, ma credetemi è schiacciante nel contesto attuale).
In fondo scriverei anche senza un pubblico (che è quello che facevo fino a poco tempo fa), mi aiuta a ritrovare lucidità, anzi, a dire il vero credo stiate iniziando a conoscere fin troppo di me. Dovrò uccidervi temo.
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