Questa è l'etichetta di una borsa. Questa non ha alcun valore, ha invece un nome di quattro lettere stampato sopra e altre informazioni sul retro,
POLIURETANO declinato in sei lingue. Questa si trova sul mio comodino da mesi e sono incapace di buttarla via. Alcuni giorni fa l'ho girata -
POLIURETANO POLYURETHANE POLYURETHAN POLYURETHANE POLIURETANICA POLIURETANO - per non leggere le quattro lettere. Le quattro lettere sono una persona, ed ecco la magia dei simboli, il potere dei nomi, la ricerca dei significati. Mi dico che è una nobile arte, una
quête, eppure qui e ora mi sento sciocca come se infine cadessi, avvinta da superstizione.
3 commenti:
Vuoi un suggerimento? Butta via quell'etichetta, o meglio ancora prendi un fiammifero e guardala bruciare lentamente.
Oppure - se vale la pena conservare il ricordo nonostante il dolore - riponila in un cassetto che non apri mai, tra le cose che non ci sentiamo di buttare ma vogliamo dimenticare di aver conservato...
In verità è un qualcosa che travalica il concetto di ricordo, qualcosa che non credo d'essere riuscita a spiegare.
Ricordi, simboli, significante e significato... di qualsiasi cosa si tratti, se ci fanno stare male è meglio gettarli via.
O trasformarli in qualcosa d'altro, qualcosa con cui siamo in grado di convivere.
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