27 febbraio 2011

S (ussurri)

Ti ho perso sul serio, vero?
Non so perché soltanto adesso, per la prima volta, questa non mi sembri una bugia. Forse l'aria è davvero satura di sussurri che di continuo suggeriscono il corso dei nostri pensieri. Soprattutto al calar della sera.
Disse il corvo: "Mai più".

25 febbraio 2011

I know what I am

Dal momento che la Mary me ne ha parlato così bene ho deciso di fare due chiacchiere con Cleverbot.
Dopo poche battute il simpatico aggeggio mi ha domandato se sono Dio, e non c'è stato verso di dissuaderlo del contrario, poi abbiamo disquisito sull'inferno - roba filosofica eh - e devo ammettere che il cosobot iniziava a conquistarmi con la sua arguzia. Sarà pure un ammasso di circuiti, mi sono detta, ma le sue conoscenze gli derivano pur sempre dalla gente, insomma una radice d'umanità la possiede anche lui, anzi una summa di umanità, se così si può definire. Potevo quasi sentire l'affetto di migliaia di persone nascosto dietro a quelle sue piccole frasi scoordinate, la saggezza, e il conforto tradotti in linguaggio binario.
Poi il coso mi ha detto questo:

You are a mistake.

...

Ecco, ora ne ho la conferma definitiva.

24 febbraio 2011

A privat film

La meta della vita, il senso, lo scopo, chiamatelo futuro, chiamatelo come più vi piace. Se mi soffermo a riflettervi sopra appare, proiettata sullo schermo della mente, una miriade di immagini, rappresentazioni, filmati, diorami e tableau vivant.
Alcuni molto simili a questo:



Follia, amore, e un campo di girasoli.
Sta a me renderlo possibile.

(Da Gatto nero gatto bianco)

23 febbraio 2011

Roses

...a final dance

21 febbraio 2011

Piccola Pietroburgo

Per celebrare l'avvenuto incontro con un altro estimatore degli Offlaga (si sono viste le nuvole di cuoricini sprizzare su su verso il cielo?), posto una delle mie canzoni preferite (tra quelle dell'album Socialismo Tascabile), con quell'apertura sul finale da far venire i brividi, e la loro consueta intelligenza verbale che tocca una delle vette più alte.
Se questa non è poesia:

Vicino a Reggio Emilia, in Italia,
travolta da insolito disgusto
una scura statua del compagno Lenin
ha pianto lacrime bianche
come le navi del porto
di Arcangelo


Verrebbe voglia di imbastirci sopra un'analisi stilistica, ma non è il caso di mettersi a fare la lezione, a chi saprà apprezzarla parrà già un'evidenza così, gli altri del resto non mi interessa convertirli.

20 febbraio 2011

Ho fatto una gaffe?

Non si stava parlando di ciccioni, la mia battuta non sarebbe suonata offensiva a un ciccione, non credo nemmeno che tutti i ciccioni siano sgradevoli.
Tuttavia mi domando se il mio uso del termine "cicciona" non sia sembrato irrispettoso alle orecchie della cicciona con cui stavo conversando (sebbene non fosse riferito a lei in alcun modo).
Avrei dovuto servirmi di un qualche giro di parole edulcorato? Diversamente magra? Boteriana? Ma in questo modo non avrei finito per sottolineare ancora di più il concetto? E poi la mia libertà linguistica non dimostra forse che io nemmeno ci stavo pensando d'avere di fronte una cicciona? Basta questo a scagionarmi?
O forse il fatto di scrivere un post al riguardo dimostra senza ombra di dubbio che sono una cicciofobica, altrimenti non starei qui a rifletterci?

Che poi io mi preoccupo, ma è noto a tutti che i ciccioni sono persone simpatiche e autoironiche, pertanto ogni ciccione a cui porrei la questione sicuramente mi risponderebbe con una grassa risata... grassissima... ops, grasso si può dire?

18 febbraio 2011

If You Were Alien

Dove sarà il mio martian man? Quando potrò lasciare il mondo a bordo del suo razzo, e coccolarlo con torte alla banana? ...just we two.

And steer clear of the ones ruled by apes.
Sha la la la la la la la la, sha la la la la la la




Here is your alien girl


(incantevole il video)
 

17 febbraio 2011

Momenti di blank

Come cancellare una parola col bianchetto.
Aspettare che il foglio si asciughi.
Correggerla.
E accorgersi d'avere riscritto la stessa parola di prima.

Questo sì che è imparare dai propri errori.

16 febbraio 2011

Creazioni di una mente pericolosa

Ora che vi ho avviluppato nei recessi più bui della mia psiche (tenendo celate ancora molte parti si intende, come noi Tizie siamo solite fare), la smetterò di deprimermi (per un po') e passerò a redigere un post traboccante di invettive (che però verranno censurate da Tizia Educata, ma fate conto che io le abbia messe) contro il tale che ha progettato i carrelli di Leroy Merlin.

A prima vista sembrano perfettamente funzionali, e qui sta la fregatura, perché avvicinandoti a quelle creaturine innocue accucciate strette strette in file ordinate non noti nulla di strano, sfili il tuo euro dal portafoglio e, prima che tu possa rendertene conto, ti trovi a scarrozzare un aggeggio letale attraverso il centro commerciale.
Chi mi conosce sa quanto io detesti le poltrone "ergonomiche" dei cinema. Ecco qui siamo di fronte a un altro palese esempio di noncuranza nei confronti della struttura umana.
E dire che quei cosi sono fabbricati da uomini per uomini, ma sembrano più che altro ideati per creature senza gambe capaci di fluttuare a venti centimetri da terra, oppure per ectoplasmi insensibili agli urti... insomma ci hanno infilato il predellino. Ora io voglio sapere a chi è venuto in mente di mettere il predellino esattamente lì dove finisce il mio stinco ogni volta che termina un passo. Lì davanti. Un predellino. Mah...

Ah sì, dimenticavo: lividi per una settimana.

15 febbraio 2011

Il mio ingresso nel dominio della lotta

Questa storia andrebbe raccontata da qualcun altro, qualcuno che sia a conoscenza degli eventi ma al tempo stesso non ne sia travolto, perché io temo di confondermi o essere ingiusta, temo di sbagliare nel valutare, e di non riuscire a distinguere le mie colpe da quelle degli altri.
Questa storia andrebbe letta con la consapevolezza che ciò che scriverò potrà sembrarvi orribile, forse lo è. Siate liberi di pensarlo, se credete.
Infine, questa storia occuperebbe molti volumi se solo si volesse raccontarla per esteso. Vorrei, ma per ora mi difettano i mezzi e il tempo. Sappiate dunque che il riassunto che ne darò non coincide in tutto con la storia.

Quello che sto cercando di raccontare è l'odio di un figlio verso il proprio genitore.
Ora, crederete che non lo penso davvero, che è un capriccio, una sciocchezza, una di quelle cose che si arrivano a gridare in un momento di rabbia e poi finiscono lì. Niente di tutto ciò, sappiate invece che per me non è stato facile accorgermene, e poi riuscire ad ammetterlo, e infine accettarlo. Mi è costato lacrime e sensi di colpa, mi è costato anni di dubbi su me stessa, sul mio essere una persona buona (sei sbagliata).

Ero solo una ragazzina, realizzare di non amare il proprio padre è una di quelle cose che può distruggerti. Anche se io questo ancora non lo sapevo. Perché, vedete, tutto sommato ho una famiglia, mi ripetevo, ho persone che mi amano, una buona vita, una casa, e altri motivi per essere grata e allora pensavo che non avevo diritto a lamentarmi (tu sei sbagliata), che i problemi veri sono altri. Certo esistono molti altri problemi, e di sicuro esistono padri peggiori, ma non serve che un padre si ubriachi e picchi il figlio per essere un cattivo genitore, si può fare male in molti modi.
Facendo perdere a poco a poco la fiducia in se stessi, per esempio, (sbagliata) e contemporaneamente prospettando la presenza di un mondo complicatissimo in cui non sarai mai in grado di vivere (perché sei sbagliata). Se ancora della vita sai poco o nulla, non hai armi per difenderti da un simile lavaggio del cervello, finisci per assorbire tutto ciò che ti viene gettato addosso, mucchi e mucchi di schifezze che un giorno, stanne certo, ti soffocheranno.
Morirai soffocato nella frustrazione di non essere ascoltato, nella follia dei suoi non-sensi, nel suo infuriarsi per un nonnulla, nel suo lamentarsi di tutto. E ti comporterai male, allora, diventerai cattivo sul serio, alimentando il circolo di autodistruzione, senza ricordare più quando o come tutto questo è incominciato.
Mi sovviene che soltanto negli incubi accade qualcosa di simile, che l'infelicità e la paura che ti inseguono fin dentro a quello che dovrebbe essere il tuo rifugio, la tua famiglia.
Io sono grata di quello che ho, ma ciò non impedisce alle cose di fare male.

Forse sono matta davvero.
Tutto questo è per me il Dolore. Il mio Dolore personale. Il più grande tra tutti. Quello che non passa mai, e genera il resto, e genera me (sbagliata).
La verità è che la mia vita sta andando in pezzi e non ho mai mai mai avuto maggiore bisogno di qualcosa di buono come in questo momento.

14 febbraio 2011

La cosa

Avevo deciso di raccontare qual'è la cosa che più mi ha fatto male nella vita e per la quale continuo a soffrire in maniera indicibile. La cosa che di certo, in parte, ha contribuito a crearmi come essere fragile e nevrotico.
Il primo anello della catena.
La stessa cosa per cui ho appena smesso di piangere e che ha lasciato le macerie di una mente sfinita e due occhi gonfi che vogliono solo andare a dormire.

Ma verrà il giorno.

( )

Ultimamente dormo peggio del solito e svegliarsi la notte contribuisce a produrre una gran quantità di sogni, molti inquietanti, alcuni soltanto strani, altri decisamente proibiti...
...mi sono trovata a camminare a tentoni al buio sapendo che a pochi passi da me c'era qualcosa di malvagio; ho scoperto uno stagno pieno di rospi; pianto al funerale del nonno; ho sognato d'essere interrogata e non conoscere le risposte; ho visto un ragazzo suicidarsi gettandosi da un palazzo...

Le notti sono perfide e i risvegli faticosi.
Le giornate soltanto parentesi.

14

My Awesome Mixtape, The Saint Valentines Day Massacre

12 febbraio 2011

Apparizioni

Mi sento spiata. Ovunque, guardo facce guardarmi guardarle.
 


L'uomo pallido


La vecchia sdentata


L'infelice urlante

10 febbraio 2011

Starwarserie

Tizia sta pensando che sono due settimane che ha il manuale del giocatore e non ha ancora finito di compilare la scheda personaggio. E cinque poteri della forza non si scelgono certo da soli, a meno che non esista il potere della forza "scegli 5 poteri della forza".

...

Ho controllato.
Non esiste.

Like a bug embrace

Stretta nel piumone, soffocata dal cuscino, fingo l'abbraccio di cui ho bisogno per iniziare la giornata.



...and i don't mind
If it happens only in my mind
...and i don't care
If i scratch the wall with my nails
If i take the night for the day
And i will choke my face
Like a bug embrace

9 febbraio 2011

Sotto la superficie

Da che ricordo ho sempre avuto un debole per le vetrate delle chiese. Credevo che il motivo stesse nei colori, nell'incanto mistico di quelle schegge di luce, nella fragile bellezza del vetro, invece, come ho compreso in seguito, sebbene fosse lo splendore a colpire l'occhio, era però l'oscurità ad attrarre l'anima. La rete nera del piombo che trama l'intera superficie racchiudendo ogni singolo pezzo è essenziale non solo da un punto di vista strutturale.
I motivi di questa mia fascinazione però mi si sono rivelati, come ho detto, molto tempo dopo, e in un certo qual modo secondo un percorso a ritroso: dall'atto finale della storia alle origini.
Il finale, in questo caso, sta nel cloisonnisme, uno stile pittorico associato ad alcuni artisti attivi in Bretagna negli ultimi decenni dell'Ottocento: Anquetin, Bernard, Gauguin e altri. La tecnica consiste nel racchiudere le campiture cromatiche entro il limite netto di un contorno senza effetti chiaroscurali creando in questo modo dei blocchi compatti di colore. 
E se non fosse chiaro a parole, ecco alcuni capolavori.


Anquetin

Bernard

Gauguin
Il termine, cloisonnisme, indica proprio la divisione della superficie in compartimenti ben delimitati, e richiama la medesima tecnica di costruzione delle vetrate medievali.
Ci sarebbe da aggiungere che il cloisonnisme è uno dei mezzi stilistici attraverso cui si esprime l'esigenza di sintesi, la quale trova infinite manifestazioni nell'arte attraverso i secoli, ma questa è in parte un'altra storia.
Tornando alla nostra, e volendo tirare le fila del discorso, si può riassumerla così: attraverso l'apprezzamento di un certo stile pittorico, a posteriori mi è stato possibile interpretare quel primo amore per le vetrate.
O quantomeno circoscriverlo.
Sì, perché a questo punto del racconto una domanda resta ancora aperta: quale il senso di quel contorno nero? In una parola, perché lo trovo bello?
Forse esistono molteplici risposte, alcune di certo più evidenti di altre. Non escludo nemmeno che siano tutte sbagliate, ma ne ho scelta una in particolare, la quale esige l'aggiunta di un nuovo capitolo (l'ultimo, ve lo prometto), e dal momento che la mia intenzione non è di scrivere un trattato di storia dell'arte ma uno di storia di Tizia, mi siano concessi eventuali errori.

Il nostro eroe questa volta è un certo Wassily Kandinsky, e per essere efficace nella spiegazione mi limiterò a citare le parole di Renato Barilli in L'arte contemporanea. Ecco cosa scrive a proposito del dipinto Chiesa rossa.
 

già qui emerge quello che si può considerare il tratto distintivo più inquietante del primo Kandinsky: una orlatura delle sagome, affidata a un nero sontuoso che va decisamente oltre il compito di una definizione lineare. Quei tracciati così insistiti forano la superficie policroma, la incrinano, la lacerano, aprono spiragli su allarmanti fondali di tenebre; dimostrano che la costruzione bidimensionale, con le sue superfici tese, è velleitaria, non offre molto più di un'esile pellicola, e che basterebbe poco per squarciarla.[...] Accanto ai contorni incisi a stilettate, si aprono gli squarci più estesi delle ombre, che in luogo di inserire dei tasselli, delle zone cromatiche simili alle altre, vengono proprio a provocare dei salti di continuità, dei momenti di vuoto, di assenza. La superficie si rivela come nulla più che un illusorio velo di Maya, al di sotto del quale si aprono voragini beanti che lasciano presagire l'esistenza di una per ora insondabile profondità. 

E ancora:

[...] le zone d'ombra si estendono, sempre più minacciose, introducendo cospicue cesure, proprio perché si aprono come baratri accanto a zone di splendente cromia [...] la pellicola di superficie è marcia, non ce la fa più a contenere la prepotente lievitazione dei fermenti sottostanti.


Ecco cosa rappresenta l'orlo buio che tiene insieme la mia storia.
Una storia che non riguarda più le opere d'arte o l'estetica di un movimento ma finisce per farsi immagine della vita. La vita come io la percepisco: un continuo riproporsi di misteriosi istanti neri che separano ogni cosa, ogni pensiero, ogni gesto, ogni spazio di esistenza felice.

7 febbraio 2011

3 febbraio 2011

Terapia di gruppo senza nessuno

Provate a chiedere a voi stessi di essere sinceri. Cazzo vi metterete a piangere come bambini. Sono le menzogne che ci tengono interi. Un bello strato colloso di bugie e possiamo montare i pezzi come ci pare.
Mi è bastato fare una domanda ed esigere dalla piccola Tizia imbrogliona una risposta. Ci ha messo un secondo a crollare, a confessare tutto tra i singhiozzi. Pareva da sempre non attendere altro che il sollievo d'essere scoperta.

A Jigsaw - Return to me




A essere sinceri non esiste più chi si possa meritare tanto dolce struggimento.
Però la canzone è bella e questo basta.

2 febbraio 2011

Scarcabocchiolo

A human tree is a suffering tree

1 febbraio 2011

Senza titolo (l'asino pattinatore non trainò la slitta, ma le due tizie visitarono l'ArteFiera)

Grazie al gentile invito della Mary, che cade puntuale ogni anno, la fiera internazionale d'arte contemporanea di Bologna sta diventando un consueto appuntamento con la fatica e lo stupore.
Partiamo dalla prima. La fiera è immensa, non c'è mai verso di riuscire a girarla per intero, nemmeno scarpinando per quasi sei ore nel labirinto di pareti divisorie, avanti e indietro, destra e sinistra, di qui siamo già passate, di là non so dove si vada. Quest'anno a dire il vero la visita è stata considerevolmente accorciata dal problema neve (che per tutto gennaio è scesa a ostacolare ogni attività osassimo programmare), in compenso abbiamo saltato la pausa pranzo (ah! ci nutriamo d'arte noi!) e, a fine giornata, se non distrutte, eravamo lo stesso molto provate.

A questo punto sarebbe doveroso parlare delle opere esposte, ma radunare le idee non è semplice, tra l'altro ho lasciato che la Mary si occupasse delle foto quindi per alcune immagini e altrettanti meravigliosi commenti andate qui. Agli amici interessati ai trend della stagione posso comunque consigliare di puntare su farfalle e violini, ma se siete tradizionalisti e volete andare sul sicuro, gli scheletri sono di gran moda ormai da qualche anno.
Al solito non sono mancate le stramberie (un lottatore di sumo appeso al soffitto), le insulsaggini (quadri monocromi), i Fontana (concetti spaziali a volontà), i capolavori (ho trovato i mobili da comprare quando sarò ricca), gli orrendumi (un uomo nudo con la maschera di Darth Vader??), i materiali strani (fette di pane tostato affogate nella resina), le opere inquietanti (sesso tra scheletri) e poi quadri al neon, sculture di dadi, brandelli di camicie che ricreano albe marine, piccoli scarabocchi e ingombranti sculture plastiche, scarpe vecchie e nuovissime tecno-vetro-fibro-cose.
Insomma non manca mai d'essere un'esperienza edificante, nella quale ricaricare le pile dell'idiozia più folle.

Se poi finite, come noi, per accasciarvi doloranti su una delle panche, non sarà comunque tempo sprecato, il pubblico stesso che gira per la mostra è in sé davvero affascinante e potrete approfittare di un po' di riposo per studiarlo meglio. Si va dalla femme fatale con venti centimetri di tacco che ci si domanda quanta strada riuscirà a fare prima di crollare tra gli espositori, allo studente della scuola d'arte armato di taccuino, macchina fotografica e vestito come una tela di Pollock. Dalla donna impellicciata che è l'unica a potersi permettere di comprare qualcosa, agli intellettuali snob capaci di entusiasmarsi per un cubo di polistirolo. Se infine vi capita di scorgere due tizie che confabulano fitto fitto su quale sia in modo migliore per riuscire a sbirciare sul retro di una tela di Fontana, ecco, quelle siamo noi.
Dunque... alla prossima fiera.