30 novembre 2010

Manicomio

Tizia vorrebbe una casa in cui le persone non si arrabbino per un'inezia e poi si mettano a urlare e continuino a urlare e continuino a non accorgersi di aver commesso un errore e continuino a non capire nulla, mai. Tizia vuole qualcuno che non gridi e che ogni tanto chieda scusa e che non la faccia sentire sempre così male, così in colpa, così sbagliata, così cattiva. Qualcuno che la ascolti senza essere assurdo.
Vuole scappare. Ma è circondata da sei miliardi di persone e non sa che direzione prendere. Non fugge da se stessa, sono gli altri che la spaventano.

L'enfer, c'est les autres.

28 novembre 2010

And if the snow buries my neighborhood

Qualcosa non sta funzionando bene, non so dove sia accaduto, ma di solito è nella mia testa che le cose si storgono. Ci devono essere corridoi troppo stretti là dentro. Corridoi che nessuno oserebbe percorrere.


Ha nevicato tutto il giorno e vorrei avere tunnel da scavare, ma non c'è nessuna finestra dall'altra parte.

E questa canzone è un'estasi.

And if the snow buries my,
my neighborhood.
And if my parents are crying
then I’ll dig a tunnel
from my window to yours,
yeah a tunnel from my window to yours.
You climb out the chimney
and meet me in the middle,
the middle of town.
And since there’s no one else around,
we let our hair grow long
and forget all we used to know,
then our skin gets thicker
from living out in the snow.

You change all the lead
sleepin’ in my head,
as the day grows dim
I hear you sing a golden hymn.

Then we tried to name our babies,
but we forgot all the names that,
the names we used to know.
But sometimes, we remember our bedrooms,
and our parent’s bedrooms,
and the bedrooms of our friends.
Then we think of our parents,
well what ever happened to them?!

You change all the lead
sleepin’ in my head to gold,
as the day grows dim,
I hear you sing a golden hymn,
the song I’ve been trying to say.

Purify the colors, purify my mind.
Purify the colors, purify my mind,
and spread the ashes of the colors
over this heart of mine!


(Arcade Fire, Neighborhood # 1 (Tunnels))

Fenomeni meteo-ipnotici

Non riesco a evitarlo, quando nevica metà della giornata passa con me che guardo fuori dalla finestra. Pertanto oggi addio studio.
Credo sia un fenomeno che travalica la semplice bellezza del fatto in sè. E' il moto che mi incanta. Quell'immenso cadere. Allora avviene qualcosa di strano, i pensieri rallentano, la cinesi è trasferita all'esterno, i fiocchi precipitano e la mia mente è immobile, calmissima. Come a volte dalla macchina guardare scorrere la linea mediana della strada-------------------- - - - - - - - - ----------------------- - - - - -

Anyway... c'è anche un po' di malinconia oggi nell'aria oltre alla neve.

Girl in the snow, where will you go
To find someone that will do?
To tell someone all the truth before it kills you


(Belle and Sebastian, Fox in the snow)


27 novembre 2010

Cosa fare se vi annoiate tra l'11 dicembre e il 21 gennaio

http://www.vaca.it/pagine/lmmv_it/lmmv_home.htm
Andateci se potete. Io sono veramente curiosa e non ho intenzione di lasciarmela sfuggire quindi si prospetta una bella gita pre-natalizia con annesso pranzo luculliano e giretto digestivo nei dintorni.
Tra l'altro a mi è venuta pure una gran voglia di partecipare. Chissà chissà...

Stupito di che?


Mela di innaturale bellezza, terribilmente accesa, piccola, levigata. Incantevole gingillo da bambola o prodotto di malie stregonesche? Fruttino fiabesco ti crederei artificiale se la mia mano non ti avesse staccato dall'albero. In fondo però tu resti soltanto una mela. Domando allora: cos'è questa meraviglia che a volte mi prende? e penso al Gozzano.

[...]
E non sono triste. Ma sono
stupito se guardo il giardino...
stupito di che? non mi sono
sentito mai tanto bambino...

Stupito di che? Delle cose.
I fiori mi paiono strani:
ci sono pur sempre le rose,
ci sono pur sempre i gerani..



P.S. Purtroppo la fotografia non rende giustizia alla realtà. Credetemi.

26 novembre 2010

Tizio Incognito

Volevamo postare una canzone, ma una curiosa circostanza ci costringe a mutare programmazione.
Al suo posto trasmettiamo invece uno spassoso spezzone tratto dalla serie televisiva I Simpson.
Ebbene sì miei cari lettori (spettatori) (ascoltatori) (osservatori) (cliccatori casuali) a Voi qui e ora verrà illustrata la mitologica genesi di Tizia In Incognito.

Un istante per conferire solennità al momento.

Ancora un attimo...

Shhhhh.

Ok cominciamo.


25 novembre 2010

DFW

[...] come gli fosse sempre sembrato il tipo che fa colpo e che è sempre a suo agio nel mondo, una persona vera e vitale e non quell'ombra o parvenza di persona titubante, pateticamente impacciata che David Wallace sapeva di essere all'epoca. Il tipo baciato dalla fortuna che viaggia sulla corsia preferenziale e che, nella migliore tradizione umana, David Wallace aveva all'epoca immaginato come felice e irriflessivo e per nulla ossessionato da voci che gli insinuavano che in lui c'era qualcosa di profondamente sbagliato che non c'era in nessun altro e che doveva sprecare tutte le sue energie e tutto il suo tempo nel tentativo di capire cosa fare e cosa dire per passare per un maschio americano anche solo marginalmente normale o accettabile

(David Foster Wallace, Oblio)

Ho letto la pagina e mi sono commossa. Lì sull'autobus, in mezzo alla gente.
Per me è così facile amare quest'uomo.
Mi rammarico veramente di non avere parole migliori per dirlo.

Siamo seri

I'm so beautiful!
Oh yes I am, yes I am.
I aaaaaaaam.

(zum pa pa)

24 novembre 2010

Sgocciolio

Come nella seppia, o nel calamaro, c'è una piccola sacca tra le mie viscere, una sacca con dentro un dolore scuro e denso.
Per un certo periodo quella vescica si è andata ingrossando, ma per quanto crescesse era pur sempre circoscritta, separata dal resto. Esisteva, ma c'era anche qualcosa di diverso da essa.
Ora tutto è sporco. Ora la sacca si è rotta riversando ovunque il suo cieco contenuto, avvelenandomi l'anima.

C'è stato un giorno in cui ho scritto questo pensiero. In verità ce ne sono stati numerosi, di giorni e di pensieri. Molti si assomigliano e inizio a confonderli.

La scatola del pianto. Giro la testa e le lacrime ricominciano a uscire, come quei cilindri di metallo col suono della mucca dentro, se li capovolgi. Ecco, in questo momento nella mia testa ci dev'essere un aggeggio del genere. Però emette lacrime al posto di muggiti.

Giorni di un passato non troppo lontano. Tutt'altro che dimenticato, ancora non superato. Però io oggi mi sento meglio e mi sentivo meglio ieri e il giorno prima e per farla breve è da un po' che semplicemente ho smesso di soffrire. Certo c'è da dire che questo "da un po'" coincide con l'aumento delle gocce. Gocce, non importa quali. Gocce per stare sereni, gocce per vivere alla grande, gocce che risolvono i problemi, gocce che mentre puliscono il pavimento ti versano una tazza di caffè e sussurrano ti voglio bene.
E io ricambio con dolci parole accarezzando la boccetta. Io, finalmente, nevrotica schizoide depressa farmaco-dipendente. Quello che sono.

Savigno: arredo urbano

23 novembre 2010

Nelle isole di Aran

                                        Away from this life
                                     Come wander with me




(British Sea Power, Come wander with me)

L'arte della decadenza

Je suis l'Empire à la fin de la décadence,
Qui regarde passer les grands Barbares blancs
En composant des acrostiches indolents
D'un style d'or où la langueur du soleil danse.


Sono l'Impero alla fine della decadenza,
che guarda passare i grandi Barbari bianchi
componendo acrostici indolenti in uno stile d'oro dove danza
il languore del sole. 


(Paul Verlaine, Languore)

Questi versi, letti un tempo sui banchi di scuola, mi affascinarono a tal punto da non averli più dimenticati. Riemergono ogni tanto col riaffiorare di certi stati d'animo.
Ad oggi non conosco nulla di più grandioso, nulla di più sublime di quell'impero indifferente di fronte al suo stesso disfacimento. Nessun affanno turba la sua immobilità, consapevole e immenso osservatore, poi dandy distratto e raffinato che accenna giochi di parole, un po' annoiato invero, mentre orde di barbari calpestano le sue rovine. Al pari del quadro visivo adoro quello uditivo. Tutto il secondo verso riecheggia del rumore degli zoccoli, delle grida della battaglia (meravigliosa cadenza di quel raggrumarsi di r, di g, di b) per poi scivolare nel sussurro dell'immagine successiva (quieto torpore delle s, delle l) che quasi deposita un polvere preziosa sulle macerie ormai fatte d'oro e di sole.

E allora venite pure barbari, venite giornate tristi, venite corruzione e morte.
Io sono l'Impero.

22 novembre 2010

Nebbia

Stupisco e instupidisco. Affacciata, di fronte a tutto questo, smarrisco la ragione. E le parole.

21 novembre 2010

Le foglie morte giacciono a migliaia, simili a lumache, tra i sassi del cortile. Tutto, intorno a noi, sa di muffa, persino la nuvola, un po' grigia, quasi verde.

Trovo pace.

Sweet sweet sweet

Sento d'affogare nella melassa e il bello è che non ricordo nemmeno cosa sia, esattamente, la melassa.
Però mi dà l'idea di un qualcosa che se ci cadi dentro poi non ne esci più.
Letale. Chiedete a una mosca.

20 novembre 2010

Disperazioni apparenti e consolazioni segrete

Negare la successione temporale, negare l'io, negare l'universo astronomico, sono disperazioni apparenti e consolazioni segrete. Il nostro destino (a differenza dell'inferno di Swedenborg e del­l'inferno della mitologia tibetana) non è spaventoso perché irreale; è spaventoso perché è irreversibile e di ferro. Il tempo è la sostanza di cui sono fatto. Il tempo  è un fiume che mi trascina, ma io sono il fiume; è una tigre che mi sbrana, ma io sono la tigre; è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco. Il mondo, disgraziatamente, è reale; io, disgraziatamente, sono Borges.

(Jorge Luis Borges, Altre inquisizioni)

E io, che disgraziatamente nemmeno sono Borges, immaginate come mi posso sentire.

Chiedo al regista di mettermi alla prova

Vorrei cambiare personaggio per un po'. Sarei brava, ho studiato la parte.
Lui piange per me e io rispondo:

It’s out of my control
I ain't got no soul


 















(Rumble Strips, No soul )

19 novembre 2010

Scarcabocchiolo 4

Sound of silence: AHHhhhhhhhhhh!!!!!

18 novembre 2010

Impostore

Conosci già la differenza tra l'ammontare e la velocità di tutto quello che ti balena dentro e quella parte infinitesimale e inadeguata che riusciresti a comunicare. Come se dentro di te ci fosse questa enorme stanza piena si direbbe di tutto quello che prima o poi è presente nell'universo e invece le uniche parti che ne emergono devono in qualche modo essere spremute attraverso uno di quei piccolissimi buchi della serratura che si vedono sotto il pomello delle vecchie porte. Come se cercassimo di vederci fra di noi attraverso quei minuscoli buchi... tutti gli infiniti frattali di collegamento ripiegati su se stessi e le armonie di voci diverse, le infinità che non puoi mai mostrare a un'altra anima. E tu pensi che faccia di te un impostore, quella minima frazione che agli altri è dato di scorgere? Certo, sei un impostore, certo, quello che gli altri vedono non sei mai tu. E tu certo lo sai, e tu certo cercherai di manovrare quella parte che vedono se sai che è solo una parte. Chi non lo farebbe? Si chiama libero arbitrio, caro il mio Sherlock. Ma ecco al tempo stesso perché fa così bene crollare e mettersi a piangere davanti agli altri, o a ridere, o a parlare strane lingue, o a salmodiare in bengali - non si tratta più di una lingua, né di spremersi per passare attraverso un buco. 
Perciò piangi pure quanto ti pare, non lo dirò a nessuno.


(David Foster Wallace, Oblio)

17 novembre 2010

Inquietudini

Salivo su un treno stanotte, in sogno, un treno Frecciarossa, ero insieme a lui, sempre bello nel mio inconscio, con indosso un completo e la cravatta, gli raccontavo del ragazzo morto a Bologna, il ragazzo che si è ucciso sotto a un treno identico a questo.
L'evento ha generato il sogno, il sogno ha fissato l'evento nella memoria. E per tutto il giorno il treno non ha smesso di girare nella mia mente, e a ogni giro ritorna sempre uguale, come un presagio.

16 novembre 2010

Che tu ci sia o meno

Perché quando hai premura
in fondo è solo paura

(Non voglio che Clara, L'avaro)

14 novembre 2010

There's a starwoman waiting in the sky

Tutto considerato potrei non essere rotta.
Valutiamo i fatti: non mi riescono i gesti più semplici, è vero. Trovo difficile persino dormire, guidare, capire perché vago ancora in questo mondo. Provo timori e idiosincrasie eccentriche. Umore variabile. Misantropia galoppante. Sterno deviato. Piedi piatti. Sono inadatta allo stato sociale, ambientale, globale, minerale. Il mio cuore non segue un ritmo normale, o anche soltanto un ritmo qualunque. Ho sonno. Non ricordo le facce delle persone, non ricordo i loro nomi, non ricordo un film che ho visto il mese scorso, ricordo l'ultima volta che ho pianto. Ho le mani fredde, sempre.

Tuttavia esiste la possibilità che io sia utile, funzionante, integra, perfetta.
Su Alfa Centauri.

13 novembre 2010

Scarcabocchiolo 3

Tired 

Ingollavo Peroni e iniziavo ad urlaaaAAAare...

                                                                 ...

                              

(Brunori Sas, Guardia '82)

12 novembre 2010

Cecità

E' per questa faccenda della vita, per la sua forma complessa, sfuocata, fondamentalmente non comprensibile simile a certi giochi ottici fatti di linee curve e prospettive impossibili, è per questo che ci sono giorni in cui una Tizia qualunque avrebbe bisogno di distogliere lo sguardo per non crollare. Bisogno di sprofondare il viso nel bavero di una giacca tra il calore di un collo e il profumo di una camicia, e in quelle pieghe, cieca, dormire.

11 novembre 2010

Mi domando

Se la danza è del ventre perché io ho male ovunque?!

10 novembre 2010

M.o.L.

Mysteries of Love (cantata da Julee Cruise e scritta da Angelo Badalamenti e David Lynch).

Pare che negli ambienti underground questo brano abbia acquistato una notevole reputazione come uno dei sottofondi per fare l'amore più grandiosi di tutti i tempi. L'avrò già ascoltato una decina di volte, sto cercando di capire, anche se lascerò giudicare a voi.
Ad ogni modo varrebbe la pena di provare.

Ignorate il video che non ha molta attinenza. Se avete una finestra, se è sera, se siete soli, se come qui ha appena smesso di piovere, guardate fuori, le luci in strada e più lontano, quella traccia di buio. Cercate laggiù.
Ascoltate.

Se non siete soli, sapete cosa fare allora.
Sometimes a wind blows... buona serata a voi, naviganti.

9 novembre 2010

Non lo senti un pezzo che manca?

Sto perdendo peso.
Ma non preoccupatevi, è soltanto cervello.                 
                                          



(Carpacho, Regole per un cervello difettoso)


...e seguite la quarta regola.

Nulla ha un valore intrinseco, lo diceva un tale

O forse lo desidero solo perché in verità non ho idea di che sto parlando. E un giorno mi accorgerò che anche questo non ha poi tanto senso.
Ma sinceramente spero d'essere defunta prima che ciò accada. Defunta per cause naturali.
Oggi, al posto delle parole che non ho voglia di cercare, ci sono un libro, un film e una canzone. E al posto del titolo c'è il niente.

Il libro ricorda che tu da parte tua sei comune e privo di bellezza e incapace di miracoli. Rinnovando quell'unico dolce, folle, straziante desiderio che sia possibile un giorno farsi conoscere davvero, magari fino al punto non solo di lasciare che il coniuge veda il ributtante nido di nei che hai sotto il braccio sinistro o come dopo un raffreddore o un'infezione virale di qualsiasi tipo le dita di tutti e due i piedi sono diventate di uno strano colore giallo intenso per diverse settimane ma anche magari ogni tanto singhiozzando l'uno fra le braccia dell'altro a tarda sera e tirando fuori le paure private più terrificanti e i pensieri di fallimento e impotenza e le terribili piccinerie bell'e buone all'interno di uno schiacciasassi lavorativo che non riesci a credere di aver avuto a suo tempo la temerarietà di pensare che avresti contribuito a cambiare in modo sostanziale o che saresti stato tu a fare la differenza o anche solo che saresti stato qualcosa di più di uno dei tanti senza volto al suo interno...

Quel desiderio così semplice.


E così vitale. Happiness only real when shared.

Ma che si può trascorrere una vita intera, e non realizzare.

7 novembre 2010

A Tizia

Tizia ti chiedo di odiare una persona soltanto. Vuoi farlo per me? Diamine dovresti volermi bene almeno un po'! E allora smetti di essere così ostinata, lo vedi pure che andare avanti in questo modo è assurdo. Peggio, è inutile. Ti accorgi che ci stiamo ammalando. Ora basta. Cosa? Non sai da dove cominciare? Bé te lo inventi un modo. Prova a cambiare qualche dettaglio per esempio, sai no? Come si fa con le fotografie dei libri di scuola o delle riviste: quando ti trovi davanti le dive con quei sorrisi luminosi e provi l'impulso di annerire un dente o due, di aggiungere i baffi, un neo, o quando usi corna e zanne per trasformare il Leonardo da Vinci di turno in una creatura degli inferi. Fai la stessa cosa: procurati il suo ritratto patinato da copertina di Time e un pennarello indelebile. Voglio che su ogni ricordo che hai di lui tu aggiunga denti neri e arti mostruosi. Hai presente cosa scriveva Reyes, accidenti l'abbiamo letto apposta quel libro, mica perché ci piaceva, scriveva quando si è in due, c'è sempre uno che impesta l'altro, scriveva dato che non c'è verso di contaminare il suo ricordo, il suo ricordo contamina me. E' questo il punto maledizione! Prendi in mano quel dannato pennarello.

Scarcabocchiolo 2

Friedrich

Tutto qui

"I sogni, be', sono le cose da cui ci si risveglia"

(Raymond Carver, Cattedrale)

6 novembre 2010

Dal quaderno di ricette di Tizia 2

Vi chiedo di strapparmi la testa, sfilatemi dal corpo come un gamberetto sgusciato, quasi trasparente, morbido, nudo.
Conditemi con salsa rosa.

5 novembre 2010

Come in un film di Bruce Willis: vetri esplosi e istanti al rallentatore

Continuo a trovare frammenti di vetro, nelle tasche del cappotto, e in macchina, incastrati nei posti più assurdi. Oggi ne ho visti due brillare sul cruscotto, incastonati nella fessura che circonda il contachilometri.

Allora ho ripensato all'incidente. Nella sequenza emotiva degli istanti immediatamente precedenti e successivi all'impatto ho rintracciato un fotogramma particolare. Emersi dalla massa di generale paura quei pochi attimi di una diversa qualità mi hanno portato alla mente un altro evento, più lontano nel tempo.

Un paio d'anni fa, forse nemmeno, forse di più, non ha importanza, rimasi bloccata con la schiena spostando un televisore. Mia madre, che assisteva all'operazione, mi aiutò a sedermi in poltrona e poi si allontanò per andare in cucina a prendermi un frutto e un bicchiere d'acqua perché sentivo la testa leggera come quando si è digiuni da un certo tempo. I pochi minuti della sua assenza furono qualcosa di terrificante.
Iniziai a perdere il controllo di me come se stessi svenendo, ma conservando al tempo stesso la lucidità sufficiente per sentire tutto quello che andava accadendo nel mio corpo. Un corpo che non gestivo più. Ricordo d'aver udito un forte rumore d'acqua corrente provenire dal bagno, soltanto che era veramente assordante e non finiva più, e nasceva da me. Qualcosa nelle mie orecchie, o nelle mia testa, era andato in tilt.
Ho persino sognato, c'erano delle barche, e il mare, e accadevano cose che non riesco a rammentare, ma erano piacevoli, questo lo so, non mi sarei voluta svegliare, anche perché là fuori mi attendevano quel terribile fragore e il malessere della mia condizione.
Prima di tutto però, prima del sogno e dell'acqua, ci fu innanzitutto il panico, e il panico generò un pensiero.

Può essere questa la fine?

Certo adesso sembra una domanda assurda e totalmente sproporzionata, ma in quel momento parve davvero lecita, e io me la posi. La cosa incredibile però accadde subito dopo: mi sentii meglio, non fisicamente (anzi andavo peggiorando) ma mentalmente, ero sollevata. Questo perché avevo analizzato la faccenda e constatato la mia assoluta impotenza, e allora va bene, ci siamo, mi dissi.

Ora torniamo al principio. Torniamo a quando un camion mi si è parato davanti dopo una curva, un paio di settimane fa, e io ho sterzato quanto possibile ma ero già sul bordo della carreggiata e non potevo fuggire e lui era lì, spaventosamente vicino, e non c'era più tempo per frenare e sapevo che mi avrebbe colpita. Allora di nuovo quell'attimo di calma. L'attesa dell'inevitabile che mi ha fatto venire voglia di togliere le mani dal volante, chiudere gli occhi e allungarmi sul sedile.
Totale abbandono.
Poi fragore di vetri infranti, ma la serenità di quei singoli istanti è difficile da dimenticare.

4 novembre 2010

Scarcabocchiolo 1

Cotoneve

Pezzi (The Weight Of The World)

Mi sono svegliata con addosso il peso del mondo e assalita da quel desiderare affannoso che fa di Tizia Rotta una creatura senza fiato.

Every little piece in your life
Will add up to one
Every little piece of your life
Will mean something to someone

You touch my face
God whispers in my ears
There are tears in my eyes
Love replaces fear


(Editors, The Weight Of The World)



3 novembre 2010

Questo è il post che avevo intenzione di scrivere in luogo del precedente

Tempo fa annotai la seguente considerazione.
Forse non so scrivere perché non ho parole mie, che mi appartengano. Uso parole inventate da altri, da quelle persone che danno i nomi alle cose. Piacerebbe anche a me decidere il nome di questo o quello ed essere da loro chiamata  mamma e papà insieme...

Rileggendo ora mi sono detta: "sciocca donna! Tu lo partoristi un figliuolo!". Potrei non aver parlato esattamente così, ma resta il fatto che è vero, una creaturina tutta mia la posseggo, è la parola a che detti alla luce una sera tornando dal pub e che i miei amici sono così adorabili da usare persino, concedendole così una vera, seppur limitata, vita.
Ora che ho un blog però, voglio donare alla mia parolina una possibilità in più di diventare grande e importante (lei vorrebbe arrivare al vocabolario) condividendola con quanti non la conoscono e hanno la somma fortuna di passare da queste parti.

Durla s. f. Piccola quantità di cibo rimasta incastrata tra dente e dente durante la masticazione.

(Così d'ora in poi sarà più facile dire a un amico "ehi Carlo stai attento, hai una durla" sostituendolo al meno socialmente spendibile "ehi Carlo vuoi toglierti quel pezzo di rucola tra gli incisivi prima che metta radici?").


No no, non serve ringraziarmi, ve l'affido, fatene un uso corretto e soprattutto diffondete il verbo.

Zibaldino

L'ho finito.
Nel mio quaderno degli scarabocchi e scribacchi, è rimasta un'ultima pagina bianca, e solo ora mi rendo conto che sono arrivata fino in fondo soltanto perché non mai avuto l'intenzione di riempirlo davvero. Le prime sedici pagine sono piene di appunti d'inglese, era un quaderno di scuola che non so come è diventato un quaderno di altro, quello che intendo dire è che non ha avuto addosso dall'inizio la responsabilità di ciò che sarebbe dovuto essere (un'ordinata, impeccabile, ispirata raccolta), e quindi è stato libero di diventare ciò che voleva (una discontinua, strampalata, infinita serie di imperfezioni).
Ora lui è meraviglioso.
Vi posso assicurare che se avessi voluto sin da principio scrivere un quaderno di riflessioni (se non mi fosse semplicemente capitato) avrei fatto un disastro, anzi, ora quel quaderno io non lo stringerei nemmeno tra le mani, non esisterebbe, perché l'idea troppo perfetta sarebbe rimasta un'idea per paura di sporcarsi le scarpe camminando sul mondo. Noi Tizie commettiamo spesso questo genere di errori. E un mucchio di altri ancora.
Figuratevi che avevo intenzione di parlare di tutt'altro e questo post è nato per caso pure lui, ma in un modo o nell'altro, alla fine, le cose non volute sono quelle che riusciamo ad amare di più.

2 novembre 2010

Breve cammino verde

Tizia, stai seppellendo o guarendo? E se seppellisci cose non morte, riemergeranno un giorno come zombie per spargere la loro muffa su di te che cerchi di vivere? Oppure, come speri, soffocheranno con le bocche piene di terra? Allora vedrai dai cadaveri disfatti nascere l'erba.

1 novembre 2010

DrrrRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINnnn

L'unica cosa che funziona di Tizia Rotta è il timer mentale. Mai che perda un colpo. Il problema è che Tizia ha smarrito il manuale di istruzioni. Il risultato è che mentre tutto il mondo mette l'orologio indietro (e dorme un'ora di più) il timer continua a funzionare a pieno regime e adesso Tizia si sveglia alle 5 ogni mattina.

Quindi scordatevi che vi auguri la buona notte.

Speciali a partire dal nome

                                          I Love You But I've Chosen Darkness


(Gruppo musicale).