30 ottobre 2010

Il tempo non fa il suo dovere

Quello che una Tizia come me può dire su Max Gazzè prima di diventare pretenziosa dovrà rimanere proporzionale al numero di sue canzoni conosciute. Cinque parole pertanto per dichiararmi - anche se non escludo potrebbero essere alcune di più - 

                                           conquistata da certa sua  linguisticamaestria.


Cara Valentina il tempo non fa il suo dovere
E a volte peggiora le cose

Credimi pensavo davvero di avere superato il momento difficile
Ed ancora adesso non mi è chiaro lo sbaglio che ho fatto
Se il vero sbaglio è stato il mio

Perché dai miei trent'anni ti aspettavi un uomo col senso del dovere
Perché chi s'innamora non deve dirlo a nessuno nessuno
Oppure è un impudente enfatica demenza
Nel farti le carezze girata dall'altra parte

Ho la strana sensazione di un amore acceso
Esploso troppo presto fra le mani

E cara Valentina che fatica innaturale perdonare a me stesso
Di essere io di essere fatto così male

Cara Valentina il tempo non fa il suo dovere
E a volte peggiora le cose...


E tu sarai il pretesto per approfondire
Un piccolo problema personale di filosofia

Su come trarre giovamento dal non piacere agli altri
Come in fondo ci si aspetta che sia

Per esempio non è vero
che poi mi dilungo spesso su un solo argomento... 


(Max Gazzè, Cara Valentina)  (grassetto mio)

Dal quaderno di ricette di Tizia

Una crema di parole: al burro.
Squisita, direbbero i lettori, e ne chiederebbero il bis. Io però una pietanza del genere ancora non so confezionarla: le parole che cucino risultano invece insipide, o alle volte troppo condite, di quelle che rimangono sullo stomaco o di quelle che, quando il piatto è vuoto, non ci si ricorda più che sapore avessero. Mi sono detta che forse gli ingredienti non sono freschi: parole indigeste, ammuffite o dure come pezzi di gesso, allora vado in cerca delle parole-primizie, salvo poi accorgermi che sono introvabili; al più mi imbatto in qualche ingrediente particolare, poco usato, e di gusto insolito, eccessivamente ricercato o elaborato, da confondere i palati e le idee.
La colpa quindi, sembra ormai evidente, non può che essere dello chef-scribacchino che dalla profusa offerta di cibarie non gli riesce di cavare manco un brodino di pollo.
Si consiglia pertanto un <<costante esercizio mirato a migliorare tecnica e gusto>>. Vogliate quindi perdonarmi se i vostri palati soffriranno l'offesa di qualche mia inesperienza, ma mi è stato detto di impratichirmi e mai verrei meno ai miei doveri.

26 ottobre 2010

Tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina

Jane Doe


Mi ha fatto scavare, ho creduto
fossero le fondamenta di un superbo palazzo,
ma quando la fossa è sembrata abbastanza profonda
è partito verso il Nord,
col suo branco di sogni,
e io laggiù sono rimasta
con la sola compagnia dei vermi.
Che tu sia maledetto S. C. Redhead!


(da La mia Antologia di Spoon River)

25 ottobre 2010

Verso dove? Quando? Con chi? Devo portare la crema solare?

Oggi ho appreso che mi sto avvicinando all'infinito.
O è l'eterno?
Comunque si tratta di qualcosa di vasto. Buffo come un fatto del genere non lo si impari dopo una decina di birre o in seguito a una visione mistica ma dalla scritta sul muro di una libreria. Qualcosa del tipo: chi compra più libri di quelli che riesce a leggere ... e poi la storia dell'avvicinarsi (o simile) all'infinito (o eterno). Da compratrice depresso-compulsiva di libri la prima parte della frase cattura tutta la mia attenzione quando arriva questa faccenda dell'infinito eterno che mi appaga per un paio di nano secondi prima di palesarsi come concetto senza senso alcuno. Forse se ricordassi le parole in maniera esatta potreste aiutarmi a decifrarla, purtroppo non ho avuto il tempo di appuntarla. Ad ogni modo se siete in quei di Bologna e capitate da Feltrinelli potete indagare presso l'esemplare originale.
Personalmente aggiungo che la parola, Anonimo, sotto il testo della frase mi ha fatto riflettere. Suonava molto come "il signor Feltrinelli si è inventato questo slogan per vendere più libri, ma ve lo vuole rifilare come meditazione autentica di un qualche autentico filosofo misterioso, per vendere ancora più libri".

Non dovesse essere così, se il signor Feltrinelli sa qualcosa riguardo a me e a questo infinito che mi attende è pregato di contattarmi.

24 ottobre 2010

Un mese dopo

I sogni continuano a tornare. I risvegli sono molto simili ultimamente. Il libro che cito è sempre quello. Io però non ne ho più voglia.

Mi piace andare a correre tutte le mattine perché mitiga la tristezza. Quando sogno una certa ragazza lo so, anche se non lo ricordo. Me lo dice la sensazione di vuoto nel petto. Correre aiuta, per questo al mattino presto c'è tanta gente che corre.

23 ottobre 2010

Tizia Rotta can't dance the funky chicken

I'm standing here waiting for you to come
In the sky some kind of strange sky phenomenon
Feel strange to have you as a friend
But I'd rather be your friend
Then to never see you again
I'd rather be your friend...














...And I called out your name
Like the name of a coming hurricane
I called out your name
Like you call out when you're in hurt and pain
I called out your name
But you were caught in a heavenly silver rain
You and I are not the same
We're divided by the smoke of an aeroplane...



(Jens Lekman, Sky Phenomenon)

Lavoretti di giardinaggio

Finalmente ci sono! Dopo attente valutazioni di forma, colore, gusto e tutta una serie di analisi comparative ho scoperto a cosa serve la mia testa. E pensare che con questa appendice ho trascorso anni a cercare di produrre pensieri, ahahah è ovvio che la cosa mi riuscisse così male, come usare un tostapane per stirarsi i capelli. Assurdo.
In fondo la mia materia cerebrale qualcuno l'ha mai vista? No. E questo perché c'è ben altro lì dentro, in breve: un paio di foglie carnose, alcuni nutrienti, sostanze varie e l'embrione di un fiore, tutti i requisiti insomma per definirla un bulbo di notevoli dimensioni. Sono certa che la mia testa fiorirebbe se soltanto la si interrasse un po', mentre lasciata lì dove si trova ora è piuttosto inutile oltreché inestetica e finirà per seccarsi senza aver prodotto nulla di buono.

Certo mi si potrebbe obbiettare che queste sono considerazioni esclusivamente teoriche, quindi adesso se volete scusarmi vado a procurarmi un'ascia, una vanga e un po' di concime.

22 ottobre 2010

Speculando

                                                            :)     

                                                            :D   

                                                                               

                                                            :|
                                                            
                                                            :(

                                                            :'(

                                                            +(

21 ottobre 2010

KILLER LADYBIRDS!

Se fossimo in un film (o in America) assisteremmo all'invasione delle coccinelle assassine: spietate bestie assetate di sangue umano e\o altri liquidi vitali, ecco quindi uno dei pochi casi in cui conviene trovarsi in Italia, e nella realtà. Qui le coccinelle sono innocue creature e se ne rinvieni una trentina nella vasca da bagno ogni volta che devi fare una doccia perlomeno non ci scappa il morto. Non tra gli umani. Per quanto riguarda le coccinelle è incredibile come creaturine così piccole abbiano tanta propensione al suicidio. Con il loro cervellino minuto elaborano piani sofisticati per riuscire nell'intento, come acquattarsi sotto il tappo della vasca così da non venire notate o cementarsi direttamente nel sapone. La maggior parte preferisce il classico metodo dello schiacciamento tra elementi mobili come ante di finestre o chiusure varie; alcune tentano il lancio diretto nello scarico ritraendo le zampette e trasformandosi in palline pronte a fare buca; le più stupide, a mio parere, cercano di affogare i loro dispiaceri in una goccia d'acqua.
Alla fine comunque riesci a salvarle tutte, le adorabili bestiole, hai passato un quarto d'ora a bonificare la vasca da bagno ma adesso puoi dirti soddisfatto. Sei libero di disfarti dei vestiti e mentre l'acqua calda inizia a rilassarti percepisci un leggero zzzzt sui capelli insaponati. Coccinella kamikaze.
Quella l'ho uccisa con piacere.

Tratto da una storia vera.

17 ottobre 2010

Emily

Piangere è una cosa tanto piccola
sospirare una cosa tanto breve
ma è di occupazioni di tal genere
che noi uomini e donne moriamo.

(Emily Dickinson)

Conosco Emily più o meno tanto quanto frequento Jean-Paul (ovvero poco, come si può dedurre dal precedente post) quindi non pronuncerò discorsi da esperta, soltanto una considerazione di carattere personale. Basta davvero poco a volte per restare affascinati: un romanzo, un dato biografico, un titolo, anche meno. Emily decise di chiudersi nella sua stanza pressappoco quando aveva la mia età, questo so. Vi rimase fino alla morte limitando i contatti con l'esterno e scrivendo. Invece di farmela credere folle, o quantomeno bizzarra, in una strana maniera questo fatto mi consola. Provo comprensione e affetto. E in un'impossibile corrispondenza di sentimenti mi sento da lei amata e compresa.

14 ottobre 2010

Non posso scegliere un titolo, ho la Sartre

Nausea.
Un animale morto si sta decomponendo da qualche parte nel mio cervello.
La nausea mi fa sempre pensare a Sartre e nemmeno l'ho mai letto, ma talvolta mi convinco che sia proprio questo il genere di sensazione di cui parla.
Allora mi dico che ho la "nausea di Sartre" anche se probabilmente non è vero, ma almeno gli do un nome e dei precedenti illustri così questa repulsione che mi stagna dentro può aspirare a essere qualcosa di importante.
Ammesso che ciò abbia importanza.
Ma quando hai la nausea di Sartre questo è proprio il genere di considerazioni che non sei in grado di fare.

12 ottobre 2010

Oggi

Da quello che scrivo ultimamente forse non si direbbe, ma non sono sempre così triste.
Quindi il mio suggerimento per oggi è di guardare questo video (l'unica raccomandazione è di fissarlo senza distrarsi, meglio se vi avvicinate un po' allo schermo, non distogliete lo sguardo e buona visione. Spero vi faccia lo stesso effetto che fece a me la prima volta).

(I Am Kloot, Proof)

Ieri

Tizia è in centro (non importa di quale città). Passa del tempo in aula, in biblioteca, per strada, ma più che altro ha l'impressione che sia il tempo a passare su di lei, come quei cieli bassi dove le nuvole scivolano veloci. Il tempo si srotola sul suo corpo: lenzuolo funebre. Da principio ha coperto i piedi e un giorno arriverà alla testa, liscio e sottile, non scalda, soltanto scorre.

Musica di sottofondo: Moby, Why Does My Heart Feel So Bad?
(non sono riuscita a inserire il video originale, ma anche questo è piuttosto suggestivo)

10 ottobre 2010

Da ricordare che...

L'amore è personale, è di pertinenza di chi lo prova. E' bello stare con colei che amiamo ma questo non significa che lei senta il nostro amore, significa forse che ci ama. Uno sente caldo, stanchezza, sonno. UNO. Nessuno sente il caldo, il sonno o la stanchezza di un altro. Due non saranno mai uno: sono solo storie per vendere biglietti d'auguri a San Valentino. L'amore che provo ferisce me, per una certa ragazza non esiste. Voglio uccidere quest'amore perché è inutile, perché non può toccarla né far sì che la sua vita abbia nostalgia della mia. Non importa quanto mi sia lontana o vicina, la magia è finita. Se fosse qui sarebbe ancora ermetica ed estranea come una tomba senza nome. L'amore è chiuso a chiave, un amore così è più criminale e feroce di una more morto.

(Efraim Medina Reyes, C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo)

Alla fine, nonostante quanto scritto il 30 settembre, il libro l'ho letto e posso in effetti confermare che non mi è parso un capolavoro. Io tutta la rabbia, la disperazione, l'aggressività annunciate nel retro di copertina non le ho sentite. Le ho viste certo, nel linguaggio violento, sboccato, nelle cosiderazioni amare e provocatorie, nei personaggi che vogliono essere fuori dalle righe, ma non l'ho davvero SENTITO. L'empatia si è affacciata solo a tratti (vedi sopra), la catarsi non è arrivata. Apro un nuovo libro.

Tizia Rotta continua la ricerca...

7 ottobre 2010

Muffa Puffa



Una muffa blu elettrico non te l'aspetti. Insomma in un libro di scienze magari, o su internet (potreste capitare nel blog di una tizia che pubblica foto di muffe), ma non in un comunissimo esemplare di tronco, un troncus vulgaris della più infima specie destinato a finire i suoi giorni nel tuo caminetto. Ammesso poi che di muffa si tratti. In effetti credo che anche una colonia di Puffi spiaccicati potrebbe avere quell'aspetto. E i Puffi vivono sotto i tronchi giusto? Sì, va bene, dentro ai funghi, ma i funghi, quelli stanno sotto ai tronchi no?

Ad ogni modo io volevo fare un post serio e il succo doveva essere più o meno questo: Tizia trova roba blu di incantevole bellezza.
Pazienza, sarà per la prossima muffa.

5 ottobre 2010

Et tout peut se charger d'absence

Niente di meglio di una bella canzone in francese per accompagnare uno struggimento che si rispetti. Dolce malinconica lingua adorata! Io del testo in realtà ci capisco poco, ma non è così importante, basta un "bagatelle" là, un "absence" qua e l'atmosfera è fatta. Aggiungi quella melodia e quella voce e mi si compone intorno un basso orizzonte vuoto, un senso di vento e sale, di lacrime ormai seccate e di sospiri, nella luce gialla di un pomeriggio invernale.

(Yann Tiersen in collaborazione con Dominique Ané, Bagatelle)


Permeabile

Io me ne libero e lui ritorna. Vedo il mare espulso dal mio corpo, e un attimo dopo mi riempie di nuovo senza che ci sia verso di capire da dov'è rientrato.
Di certo ho un grosso buco da qualche parte. L'urto c'è stato, lo ricordo bene, rammento il panico a bordo, lo smarrimento, qualcuno ha pianto, altri maledetto la sorte, ma il peggio, dopo quei primi istanti, pareva passato. Invece ora si scopre il buco. La falla nascosta, imprevista, rivelata dall'evidenza che l'acqua pompata fuori è ricacciata dentro con una rapidità violenta e incontrollabile. La stessa maledettissima acqua. Lo stesso maledettissimo amore.
La nave affonda.
Silenziosamente scende.

3 ottobre 2010

Bisogna avere stile anche nei momenti peggiori

A casa, a casa sono rimaste le sue ciabattine di spugna.
Gliele avevo comprate per non farla camminare scalza e dimenticava sempre di portarle.
Oggi ho preso una busta gialla e ce ne ho messo dentro una delle due.
Francobolli prioritari e domani sarà da lei.
Apprezzerà, in fondo è giusto che abbia la metà delle nostre cose.
Non eravamo sposati, non vivevamo insieme
ma il nostro amore non merita rancori nè stupide rivalse.
Sono ferito dall'abbandono, ma quel che giusto è giusto,
e una pantofola a testa sarà un bel ricordo per entrambi.
Un ricordo dell'amore sconfitto marca Defonseca.
Pochi potrebbero vantare un trofeo del genere.
Quasi nessuno nel mondo dei non feticisti.
Per lo spazzolino da denti sono indeciso:
se lo spezzo in due le lascio il tronchetto con le setole
o quello con il manico?
Mi serve un divorzista...
Forse lui può consigliarmi.
Non vorrei mai che pensasse che mi tengo i suoi effetti personali in ostaggio. Se torna da me non sarà per questo.
E bisogna avere stile anche nei momenti peggiori;
non come il mio vicino Sebastiano che quando lei lo ha lasciato si è tenuto tutta la sua collezione di scatole di assorbenti.
Erano 3000 scatole: gliele ha rotte tutte.
E Anche a me con questi gesti incoscienti.
Ho deciso; le lascio il pezzo con le setole.

Domani, domani glielo mando.



(Offlaga Disco Pax, De Fonseca)


Fa ridere vero? Un divorzista per uno spazzolino, 3000 scatole d'assorbenti... E la malinconia? La sentite? Il dolore detto, ma ancor più quello non detto che si apre varchi nelle pause, nelle sospensioni, come nel finale, con quel domani ripetuto due volte e seguito dal silenzio, quasi a smarrirsi nel ricordo di lei e a cercare la forza per andare avanti, ma il domani si rivela una resa al gesto incosciente, la sconfitta (crollo finale della chitarra).

Ma io no, io ho stile anche nei momenti peggiori.

Per l'Anonimo Lettore (e un po' per tutti gli altri)

Ammetto che tra canzoni, libri e affini riempirei il blog senza problemi e con gran risparmio di mie espressioni testuali (che, ove necessarie, tento di mantenere piuttosto sullo scheletrico). Il fatto è che mi piacciono le cose belle e ciò che scrivo non mi sembra esserlo, pertanto se trovo quel medesimo pensiero che mi turbina per la mente esternato in forma geniale da qualcun altro non vedo davvero l'esigenza di mettermi a pasticciare con le parole.
Come ebbi modo di scrivere tempo or sono (così per una volta cito me stessa):

Fermate l’orrore delle mie parole, perché sto profanando un luogo sacro, da pura materia espressiva traggo insensato luridume. Chi arresterà questo scempio? Ora, adesso, io scrivo, e pugnalo la pagina, e ancora, ancora, per più volte ancora, vi getto in faccia parole come sabbia negli occhi, e rido, e grido, e imploro: che qualcuno tenti almeno, di fermarmi.

Ecco, al di là di considerazioni di carattere estetico sul pezzo, mi trovo pienamente d'accordo con l'autrice (me medesima di qualche anno fa). Mi imbatto spesso, nell'atto di scrivere, in questo senso di disperata frustrazione: io sono la Tizia Che Scrive, e sono la Tizia Che Tenta Di Fermare la Tizia Che Scrive. Assurdo? Non saprei.
D'altro canto il blog è mio e ci infilo poi quello che voglio, non diventerò una grande scrittrice, non acquisterò fama in rete, forse lo leggeranno solo le persone che mi conoscono, o forse un giorno qualcuno passerà da queste parti e vorrà fermarsi, le citazioni non lo infastidiranno, le parole sparse in giro gli sembreranno avere un senso e magari deciderà di tornare. Questo mi sarà sufficiente.

Forse è per te che sto scrivendo Anonimo Lettore.

2 ottobre 2010

Mimetismo

Ero distaccato; ero impassibile; ero un santo. Ero, o così credevo allora, nella stessa posizione di quelle farfalle sudamericane che, essendo indifese, imitano nel loro aspetto le specie più numerose tra le quali vivono: più propriamente, le cosiddette <<nauseanti>> danaidi, il cui cattivo sapore e odore le mettono relativamente al sicuro. Almeno quando camminavo per le loro strade, dovevo fingere di somigliare a tutte le altre farfalle: ma in cuor mio sapevo di appartenere a una specie del tutto diversa, forse meno nauseante.

(John Barth, L'opera galleggiante)

Tizia talvolta si sente diversa, ma non è affatto certa d'essere meno nauseante. Vorrebbe che qualcuno l'assaggiasse per dirglielo.

Labbra

Un fotogramma del prossimo (speriamo) video di Tizia in Incognito.
(Giusto per creare attesa tra i fan).


1 ottobre 2010

Come Penelope

Tessere ogni giorno l'ordito della ragione. Poi una notte arriva un sogno dolcissimo, tira un filo, e disfa tutto.

...too blind to see the damage he's done...

(Jeff Buckley, Lover, You Should've Come Over)